Cristiana Storelli, consulente del Consiglio d'Europa in materia di politica urbana e paesaggio, esprime i suoi dubbi in una lettera al Consiglio di Stato
“Per quanto riguarda l’intervista telefonica... non mi piace! Preferisco qualcuno davanti a me in carne e ossa. Vuole il perché delle mie osservazioni? Ho imparato a stare attenta, a osservare, sapere, capire e poi dire la mia. E poi perché so quant’è importante la comunicazione, proprio per trasmettere”.
Anche la radio al piano terra del suo studio di Bellinzona trasmette. È musica italiana, terra dall’equilibrio così instabile che nessun architetto mai ne metterebbe le misure su carta, prima di costruirvi. Pur amandola. L’architetto Cristiana Storelli è stata presidente del Gran Consiglio ticinese; oggi è membro onorario del Consiglio d’Europa, è parte integrante del Gruppo convenzione europea del paesaggio. «Sottoscritta anche dalla Svizzera», ci tiene a specificare. E, a proposito d’Italia, terra di linee e di forme, cita Pisa tra le sue recenti esperienze. «È importante andare fuori, fare confronti». Pisa poco c’entra con la passerella di Christo sul Lago d’Iseo, se non perché si parla d’arte; ma si dà il caso che siamo nel suo studio – lo studio di un architetto, nel quale pubblicazioni, quotidiani, libri e ogni sorta di esperienza visiva hanno un ruolo preciso nell’ordinato caos del creativo – per parlare della versione ticinese di quel ponte sulle acque. Una versione che nell’architetto ha prodotto la necessità di scrivere una lettera in cui l’opera ora in consultazione all’albo dei Comuni di Brissago, Ascona e Ronco è – parole sue – “una cazzata, in fase embrionale oso sperare”. Uno scritto più di pancia che tecnico, perché «i tecnicismi allontanano i cittadini dalla lettura» (la lettera è fruibile per intero qui a destra, circumnavigando le isole in foto).
«Christo? Ha fatto cose formidabili – dice Storelli – ma per concepire ‘The Floating Piers’ ci ha messo anni. Nessuno, sul Verbano, può conoscere ora gli scompensi di un percorso di 3 chilometri». Al di là dell’idea non originale («della quale non ho letto da nessuna parte che Christo sia entusiasta»), è l’imponderabile che crea sconcerto in Storelli. «La pericolosità dei venti sul Verbano è ben altra cosa – dice – rispetto al Lago d’Iseo». Anche la sede di costruzione delle strutture preoccupa l’architetto. «Intendono davvero servirsi a Intra? Forse non ricordano quando a Cannobio il porto se ne andò giù...». Era l’ottobre del 2003 quando il porticciolo galleggiante affondò per carenze strutturali oltre che progettuali, a detta di chi allora giudicò. Il riserbo sulle imprese coinvolte sul Verbano fa sì che l’incognita, in questo senso, rimanga per ora tale.
«Questa proposta di modifica del Piano cantonale dei sentieri escursionistici, cioè considerare la passerella come un sentiero, a me pare un artificio. Se si fosse trattato di una domanda di costruzione, perché di costruzione si tratta, nessuno l’avrebbe mai autorizzata. Conosco l’iter anche per una semplice casetta di pochi metri quadrati. Ci sono cento leggi, sul rumore, sul caldo, sul freddo, su tutto». Il mezzo sorriso spentosi per quanto sopra, torna sul volto dell’architetto pensando al conflitto sulla gestione delle Isole, che l’arrivo della passerella sembra risolvere in un battibaleno. Mezzo sorriso che se ne va un’ultima volta: «Conosco il Verbano, conosco la terraferma e anche le acque, perché le ho navigate. Il territorio è diverso, anche le isole sono diverse da quelle del Lago d’Iseo. Chi ha soltanto pensato un’idea simile sembra non rendersene conto».
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di Cristiana Storelli, esperta consulente del Consiglio d’Europa in materia di politica urbana e paesaggio
Osservare, conoscere, vivere il territorio può essere una base di lettura, analisi, comprensione prima di intervenire (e prima di fare osservazioni e/o proposte).
Valorizzare, certo… ma è proprio con quella proposta che si valorizza per davvero il (un) territorio?
Usare, certo… ma è quello il modo (la proposta) più appropriato per usarlo con l’intento di renderlo godibile alla popolazione?
Rispettare (il territorio, il luogo), certo… ma è così che contemporaneamente si seguono e si applicano leggi, decreti, ordinanze, convenzioni e magari una volontà popolare? E magari il carattere che talvolta è caratteraccio (del lago)?
Vivere il territorio, certo, bisogna farlo vivere (non sopravvivere o lasciarlo deperire), ma per conoscerlo e scoprirlo, valorizzarlo per poterlo usare anche (nel rispetto di quello che è) senza abusarne. Ok. La proposta presentata.
Creare un ponte-passerella, mascherato sotto la parola sentiero escursionistico (forse sperando di eludere qualche trafila?)… per andare (passeggiare, già) all’isolaparcobotanico, in modo da invadere o meglio far invadere un luogo prezioso che male sopporta invasioni come nelle previsioni degli autori. Bene. Voglio collegare (meglio di come è attualmente) l’isolaparcobotanico alla terra ferma: cerco la maniera più idonea e compatibile (pensando alla configurazione del luogo tutto compreso, quindi non solo l’isola), e allora ci si può rendere conto che è un’isola in mezzo al lago e sul lago non si va a passeggiare a piedi (normalmente). Tanto meno su una strada larga come 4 corsie (quasi autostrada) per 3,2 chilometri, a pagamento, attrezzata con tanto di bar, ristorante con cucina, gabinetti pubblici, zone d’ombra (sotto la stecca del sole passeggiare per 3 e passa chilometri non è uno scherzo… ci vorrà anche il Pronto soccorso)… Il tutto perché (quale messaggio far passare) e in cambio di cosa ci si può domandare (andrebbe al Comune di Ascona, ai Comuni e allo Stato direttamente interessati perché proprietari)?
Ma a chi appartiene il lago con le sue caratteristiche? Il lago non è pubblico? Possibile che tutto sia già accettato (dai 3 Comuni e dallo Stato) compreso i materiali di costruzione eseguiti a Intra sperando che non siano “parenti” di quelli usati per i porti di Pallanza e Cannobio (che sono affondati)? Possibile che non ci si renda conto che la passerella-autostrada taglia il lago per un lungo tratto a metà? Il tutto per andare a mangiarvi il pesce di lago all’ombra di non so cosa?
Ho detto tutto? Forse no. L’impatto sull’ambiente: cerco di non pensare agli effetti collaterali, che sono tanti e non solo positivi, ma non posso farne a meno, e nemmeno credere a effetti positivi prospettati sulla valorizzazione di quel “piccolo” (e insisto sul piccolo solo per dimensione) luogo che merita ben altra attenzione.
Possibile che i tre Comuni e lo Stato non siano riusciti ad accordarsi sulla proprietà e la gestione delle Isole di Brissago per improvvisamente trovarsi d’accordo al punto da mettere in consultazione, a strane condizioni, una proposta di tale dimensione? E ancora: come mai sono stati verificati a priori tutti gli aspetti tecnici, giuridici, ecc.? C’è un progetto di massima almeno, e allora perché non una semplice domanda di costruzione? E ancora: saranno prese in considerazione eventuali osservazioni provenienti dagli “interessati” secondo la legge sulla pianificazione del territorio?
Infine. Conoscere il territorio: forse questa “cazzata”, in fase embrionale oso sperare, aiuta a chinarsi sul patrimonio, che è di tutti, con la dovuta attenzione, la dovuta sensibilità e il dovuto rispetto… il tutto prima di procedere a interventi oltre a tutto costosi (sotto vari aspetti) e nemmeno permanenti (nel caso, per fortuna). Una eventuale proposta concreta viene tenuta per una prossima volta, sperando che ci sia.