Commento

Oltre il Rally

Salire di grado e lanciare un'iniziativa popolare per vietarli?

1 settembre 2018
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Non c’è alcun dubbio: nella torrida estate 2018 a scaldare gli animi in terra momò ci ha pensato anche il Rally, evento che ha suscitato un forte dibattito fra fautori e avversari. Dalle dichiarazioni polemiche, agli striscioni appesi lungo il percorso, si è passati a battersi davanti ai giudici a suon di ricorsi e opposizioni, conditi con domande d’effetto sospensivo. Per ora i rallysti hanno sempre vinto e hanno potuto svolgere la loro manifestazione, anche se il loro margine di manovra si è viepiù ristretto, sotto la pressione delle crescenti critiche di cittadini e comuni, per la serie: ‘Ma, annegati che siamo nel traffico, dobbiamo sorbirci anche il rally?’. Domanda tutt’altro che peregrina.

Quest’anno – forti della sentenza del Tribunale amministrativo cantonale, che ha decretato illegittima la decisione della sezione della circolazione di dar luce verde alla manifestazione (decisione giunta beffardamente abbondantemente fuori tempo massimo, quando il rally era ormai terminato da mesi) – gli oppositori sono tornati con decisione alla carica. Ma, come da copione, il loro ricorso è stato respinto dal Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato che ha preferito dar maggior peso ai possibili danni arrecati da uno stop alla gara in zona Cesarini, rispetto al ‘no pasaran’ in difesa della salubrità dell’aria.

Occorre dunque cambiar marcia e strategia. Se la salute dei residenti, già messa a dura prova proprio nei mesi estivi, non viene protetta per via giudiziaria, perché non lanciare un dibattito pubblico più ampio? Come? Salendo di grado. Per questo si sta pensando di lanciare un’iniziativa popolare, come ha rivelato il dottor Giorgio Noseda, motore della protesta. La raccolta delle firme servirà a testare il polso proprio di chi vive a tu per tu il rally nel basso Mendrisiotto, ma non solo. Se la raccolta di firme andrà in porto, seguirà la fase del confronto in vista del voto popolare che coinvolgerà tutto il cantone. Un appuntamento interessante per dibattere tematiche che dovrebbero stare a cuore a tutti, che vanno ben oltre il rally: la qualità dell’aria che respiriamo; l’impatto sulla nostra salute; la nostra responsabilità di cittadini e di politici di fronte a determinate scelte di pochi eccetera. Se l’iniziativa dovesse passare, potrebbe evidenziare una moderna sensibilità ecologica. E potrebbe anche marcare l’inizio di una nuova stagione in cui ci si interroga su cosa è davvero necessario e cosa va limitato di fronte alla finitezza dell’ambiente in cui viviamo. A meno che non vogliamo continuare a manifestare semplicemente stupore nei confronti dei cambiamenti climatici, come l’aumento del caldo estivo, del freddo invernale, dell’intensità delle piogge, del ritiro dei ghiacciai, girando sempre poi la testa dall’altra parte. Se, per contro, la votazione popolare dovesse dar via libera ai rally sapremo qual è la sensibilità verde dei ticinesi e – riprendendo un film del comico italiano Massimo Troisi – non ci resterà che piangere.

L’alternativa ora è solo quella di rimanere nelle mani dei tribunali, che ti danno sì ragione, ma quando il rally è ormai andato in onda da mesi…