Citando cifre obsolete di una relazione del 2015, secondo cui l’ampliamento di 53 km della rete delle strade nazionali sarebbe già saturo nel 2050, gli oppositori compiono un vero e proprio gioco di prestigio. Da un lato, non dicono che l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale ha rivisto queste cifre al ribasso nel 2022, il che vanifica la loro argomentazione principale. Ma soprattutto, che cosa propongono gli oppositori? Bisogna scavare a fondo nelle loro argomentazioni poiché, a parte i «basta che» e «serve che», vi è il nulla. La risposta tuttavia è ovvia: in mancanza di alternative il traffico, di cui ammettono l’aumento, si riverserà sulla rete secondaria, sommergendo le città e i paesi confinanti con l’autostrada, secondo il ben noto fenomeno dei vasi comunicanti.
Naturalmente è facile affermare che «basta sviluppare il trasporto pubblico». Ma riconoscere che si è già intervenuti in tal senso è molto più problematico se si vuole assolutamente contrapporre in maniera dogmatica ferrovia e strada. Ma la realtà è chiara: attualmente in Svizzera sono in corso 300 progetti di sviluppo della ferrovia e il Parlamento federale ha approvato investimenti dell’ordine di 28 miliardi di franchi per la loro realizzazione, ossia 5 volte più dell’emblematico progetto Ferrovia 2000. Malgrado la volontà di ampliare la rete ferroviaria, la maggior parte dei progetti non verrà realizzata nei prossimi 30 anni. Cosa facciamo nel frattempo?
La vera posta in gioco di questa votazione è ciò che accadrà dopo il 24 novembre. O la Svizzera continuerà a investire in modo intelligente nella complementarità dei mezzi di trasporto, o dovrà prendersi la responsabilità dell’invasione di automobili nelle città e nei paesi.