L'Automobile club sostiene il credito per il potenziamento autostradale. Gianini: ‘Se passasse il referendum, collegamento A2-A13 in discussione’
«L’eventuale bocciatura del credito nazionale destinato a sei progetti di ammodernamento della rete autostradale avrebbe conseguenze anche in Ticino. Conseguenze decisamente negative». A lanciare l’avvertimento, dopo che ieri a Berna sono state consegnate 100mila firme per il referendum contro il credito di oltre 5 miliardi per il potenziamento della rete stradale, è Simone Gianini, consigliere nazionale e presidente della sezione ticinese dell’Automobile club svizzero (Acs). «Se il referendum venisse approvato i sei progetti previsti in Svizzera interna, peraltro previsti da qui al 2040, verrebbero procrastinati. È quindi facile credere che anche quelli successivi, che toccano pure il nostro cantone, a cascata ne risentirebbero». Uno su tutti: «Il collegamento A2-A13. Non è difficile immaginare che se dovesse passare questo referendum sarebbe ancora più difficile, per non dire impossibile, ottenere il favore del parlamento federale e dei rappresentanti dei Cantoni d’oltralpe alla sua realizzazione. Ci sarebbe il rischio di un congelamento ‘sine die’». Per Gianini, un eventuale ‘no’ alle urne «avrebbe quindi un effetto perverso per il Ticino e il Locarnese in particolare, che è l’unico agglomerato svizzero non collegato alla rete autostradale. Un progetto – precisa il presidente dell’Acs Ticino – sul quale c’è un ampio sostegno, anche da parte di associazioni ambientaliste».
Quello sul quale andremo a votare, precisa il consigliere nazionale del Plr, «non è la costruzione di nuove autostrade, ma interventi per migliorare tratti altamente problematici». I sei progetti, afferma l’Acs, riguardano in totale i 53 chilometri di autostrada sui 2’259 presenti in Svizzera. «Si tratta di andare a intervenire su situazioni di ‘strozzatura’ che creano oggi problemi di traffico e di mobilità generale. Se l’autostrada è intasata il traffico si riversa sulle adiacenti strade cantonali e comunali, con un peggioramento considerevole della qualità di vita per chi abita in queste zone. Un problema che in Ticino conosciamo bene nel Mendrisiotto. Questi interventi aiuterebbero anche il trasporto ‘porta a porta’ delle merci, assorbito in gran parte dalla rete stradale nazionale». A proposito di traffico merci. «Sono ben d’accordo che quello transfrontaliero vada il più possibile portato sulla ferrovia. Il modello migliore è quello che vede svilupparsi una mobilità integrata, dove strada e ferrovia vengono sviluppate di pari passo». Nel concreto: «I progetti oggi maturi e contestati con questo referendum si trovano nei pressi delle città dell’altipiano, dove il trasporto pubblico è già molto efficiente e utilizzato, anzi, nelle ore di punta risulta addirittura sovraffollato e per il quale grandi investimenti sono già in corso o previsti. Serve quindi una buona fluidità per tutte le tipologie di trasporto».
Autostrade che oggi assorbono il 40% del traffico nazionale, con la conseguenza di venir spesso sovraccaricate. Nel 2022 sono state 35mila le ore di colonne registrate. «La nostra è una rete vetusta, che necessita di ammodernamenti anche per poter sgravare le altre strade e fungere da base intermodale assieme alle infrastrutture per gli altri mezzi di trasporto, ferrovia in primis». Quella dei contrari è per Gianini «un’opposizione di principio. Non sembrano contestare tanto o solo i progetti specifici, ma il fatto di investire nella rete autostradale. Una visione che posso anche capire, ma che risulta però lesionista verso il sistema globale di mobilità nazionale». Aggiunge Gianini: «Fortunatamente il credito per questi sei progetti è stato diviso da quello per la manutenzione della rete. Perché c’era chi era pronto a opporsi anche al pacchetto completo, con le conseguenze facilmente immaginabili in termini di sicurezza e affidabilità della nostra rete nazionale».