Mentre su una banchina ferroviaria nei pressi di Milano sento (quasi) tutti i treni che passano fischiare, da noi li vedo “scivolare” quatti quatti attraverso le stazioni senza fare un ‘cip’. Mi dicono che il fischio milanese oltre a essere utile per prevenire incidenti sia anche un modo per tutelarsi. Probabilmente per gli stessi motivi là risuonano in continuazione annunci che invitano a “non oltrepassare la linea gialla”, cioè a non avvicinarsi ai binari. Pure l’accesso alle stazioni è molto diverso: a Zurigo stazione principale si accede da tutti i lati possibili, a Milano Centrale solo passando da una manciata di tornelli/cancelletti in testa ai binari. Per accomodarsi nei treni c’è poi una sorta di tornello virtuale, nel senso che serve una prenotazione. E in caso di forte affluenza aumentano i prezzi, atteggiamento diverso da quello di organizzare treni supplementari (dunque: più posti) a prezzo costante, e tangibile differenza fra business commerciale e servizio pubblico.
Poi ci sono gli scioperi: sacrosanto e necessario diritto, anche se come effetto collaterale, quando la... fornaia e il marito della fornaia litigano il popolo del villaggio resta senza (il) pane.
Sono esempi legati al mondo ferroviario ma – in barba al detto che invita a non mischiare il burro con la ferrovia – mi viene spontaneo vederci in generale due modi diversi di impostare la società: l’uno basato in qualche modo su un presupposto “di contrapposizione” tendente a considerare il cliente (il cittadino?) come una sorta di sprovveduto dal quale è bene tutelarsi e assicurarsi che per ogni prestazione apporti il suo contributo finanziario. Mentre il secondo parrebbe presupporre un diverso senso di responsabilità del singolo, con un conseguente comportamento spontaneamente consono, non solo nelle stazioni dove passano i treni. Diversità e vicinanza: un bel binomio arricchente affinché ogni anima possa consapevolmente fare l’esperienza che desidera.
“Questo ha preso troppo sole...” penserà qualcuno. E in effetti il pezzo è nato sulla sdraio all’ultimo sole d’estate ma se ci pensi, però...