Mentre la ragazza è in ascensore “avvolta” nel suo telefonino, quatti quatti Roger Federer e Marco Odermatt entrano ed escono ma lei non se ne avvede. O meglio: ne prende consapevolezza troppo tardi. L’ho vista in uno spot pubblicitario, che chiosa: “La vita è piena di sorprese. Basta aprire gli occhi”. Morale: ottima la copertura di rete ma – occhio ragazzi – la responsabilità e la scelta di cosa ne fate sono vostre: la vita potrebbe passarvi accanto senza che ne siate consapevoli. Enfatizzo questo secondo aspetto: nel nostro mondo odierno, così tecnologico, dove c’è una app per tutto, ad ogni domanda rispondono Google e IA e noi siamo sempre liberi di fare quel che vogliamo (Ketchup o maionese?…) ecco che se non c’è la consapevolezza paradossalmente ci muoviamo come nel medioevo. La chiave è proprio lei. Lo dicevano già i grandi maestri di tutte le culture. Non parlo di superstizione o facile esoterismo. Parlo di noi umani che nel frattempo abbiamo seguito il cammino razionale della mente e i suoi ottimi e utili prodotti: il metodo scientifico e la tecnologia che hanno portato benessere, ricchezza e una piattaforma – il mondo attuale – dove per molti giovani ci sono le premesse per fare qualsiasi cosa. Tutto questo però implica grande responsabilità nonché – appunto – la necessità di consapevolezza. La via per (ri)conquistarla è legata al tornare in sé. La vera essenza di cui parlano i citati maestri. In parole povere: quel Mario dentro di noi che vede il Mario – quello in carne e ossa – che è felice oppure arrabbiato oppure triste, che lo vede pensare e che può guardare cosa pensa. Per contattare il nostro Se serve fermarsi un momento e... guardare, ascoltare. Senza giudizio e filtri. Punto. La meditazione più semplice può essere l’inizio di un cambiamento di paradigma. Mi allargo: credo possa essere il veicolo della prossima grande rivoluzione silenziosa dell’umanità: il suo “risveglio”, con i cambiamenti in positivo che ne seguiranno. Lo scettico probabilmente non mi ha letto fin qui, a chi invece a questo punto sorride dico: hai ragione anche tu, ma se ci pensi, però...