No Beat Jans, la situazione dell’asilo in Ticino non è tesa! Che si smetta d’alimentare la bugia. Renderla tesa è far leva sugli interventi di polizia sapendo che buona parte è dovuta a controlli d’identità per il colore della pelle. È alimentare la paura che vuole i richiedenti l’asilo non più come persone che hanno un problema ma come persone che sono un problema! È qui che la storia collassa. La situazione è tesa perché mancano strutture, modalità, volontà per rendere l’ospitalità un concetto degno. Lo dice l’Agenzia Onu per i Rifugiati: la situazione nei Centri federali non è accettabile. A Pasture vivono segregate 300 persone in un edificio per 180: più di 10 per stanza, nessuna privacy, 8 bagni per 200 uomini e altrettanti per le donne. Sicurezza non è repressione ma alloggio degno, scolarizzazione, cure mediche, accesso al lavoro, fine delle deportazioni forzate, regolarizzazione delle 111 persone “inesistenti” (Nem). Altro che un Centro federale “non è un dormitorio di passaggio”: parole offensive dette da un socialista, che confermano l’atteggiamento del Ps in materia. Tanto più che i “dormitori” in Ticino sono insufficienti, tutti su iniziativa privata e nella città di ruspe e macerie manco l’ombra! E mentre la Svizzera viene denunciata per racial profiling, l’attitudine di Jans e le sue frasi sulle persone in provenienza da Algeria, Marocco e Tunisia (prese in prestito da Norman Gobbi) rivelano quella struttura razziale e razzista che non solo respinge sistematicamente le persone al momento di varcare un confine, ma anche dopo averlo varcato, facendo passare chi migra come una minaccia per la sicurezza. Ma la migrazione, in un contesto di saccheggio ed esproprio costante, è un fiume: puoi metterci un sasso e fermarla un po’ ma presto l’acqua troverà altre strade.