A tre anni dallo scoppio della pandemia di Sars-CoV-2, e in vista della votazione sulla legge Covid del prossimo 18 giugno, cosa resta delle certezze scientifiche su cui politici ed esperti hanno basato l’introduzione di misure restrittive e spesso punitive in nome della lotta al virus? Il pass è servito a impedirne la diffusione? L’obbligo vaccinale, diretto o indiretto, era giustificato? Esistono veramente i no vax?
Prenderò spunto dalla sentenza del Tribunale Militare di Napoli del 10 marzo u.s., con cui un milite viene assolto dall’accusa di aver messo in pericolo i camerati introducendosi in caserma senza il pass. Nel verdetto il giudice non “recepisce passivamente e supinamente i dati scientifici provvisori e contrastanti” ma, in base al naturale accadimento dei fatti (id quod plerumque accidit), afferma chiaramente che “i vaccini per Sars-CoV-2 in commercio non sono strumenti atti in alcun modo a prevenire il contagio dal virus”, ovvero il green pass non serve a limitare la propagazione del virus, anzi, e ce ne siamo accorti tutti. Ma il Dott. Cruciani va oltre e sottolinea che le reazioni avverse gravi al vaccino non erano “né eccezionali né imprevedibili”, ragion per cui la decisione di non sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria è scriminata dalla necessità di salvare sé stesso dal pericolo attuale di un danno grave alla propria persona: “Nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri”. La sospensione dal lavoro dei non vaccinati è ingiustificata e inammissibile in quanto esso rappresenta il “fondamentale diritto alla libertà della persona ed imprescindibile presidio della dignità umana”. Non vi è margine di scelta per il lavoratore (o studente) che, se vuole continuare a sopravvivere dignitosamente, si vede costretto a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione. La scelta di vaccinarsi o meno è un diritto sacrosanto basato sull’analisi del rischio e dei benefici. Non esistono quindi i no vax, se non quale capro espiatorio.
Auspico che la lotta a future pandemie avvenga sulla scorta di conoscenze scientifiche consolidate e non sull’emotività o su falsi moralismi o addirittura sulle menzogne. Perché anche in Svizzera, per difendere il green pass, di inesattezze ne sono state dette parecchie, poi smentite dai fatti. Nel marzo 2021 in un documento interno dell’Agenzia Italiana del Farmaco, si chiede di non dare troppa enfasi agli effetti collaterali, asserendo: “Così si uccide questo vaccino”. Possiamo quindi chiederci se, oltre ad aver usato il vaccino per salvare le persone (over 60), non si siano usate le persone per salvare il vaccino.