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Tutti i nodi vengono al pettine

Il Consiglio federale, il 19 ottobre 2022, ha approvato il Piano Direttore (Pd) del cantone Ticino concedendo ai comuni due anni di tempo per rivedere e ricalcolare le loro zone edificabili che non possono in nessun caso essere ampliate. La scheda R6 del Pd contiene le indicazioni sulla gestione delle zone edificabili, gli indirizzi e le misure finalizzati a contenere l’estensione degli insediamenti, a migliorare la qualità del tessuto costruito e a favorire un’edificazione concentrata.

I Comuni avrebbero dovuto elaborare un programma di azione che permettesse di verificare il dimensionamento delle zone edificabili dei Pr, riordinare e ridurre le riserve, sviluppare i luoghi strategici, preservare i luoghi sensibili, realizzare una rete degli spazi pubblici e delle aree verdi, avviare politiche di riqualifica urbanistica e di rivitalizzazione dei quartieri e trasmetterlo al Dt entro il 19 ottobre 2024.

Biasca non l’ha fatto, e a quanto pare neanche Bellinzona. Il dimensionamento delle zone edificabili è determinato rapportando i dati di crescita delle unità insediative con le riserve della zona edificabile ragionevolmente sfruttabili. I due dati devono essere congruenti: se le riserve edificatorie sono eccessive il Pr è sovradimensionato e vanno adottate le misure di salvaguardia della pianificazione eventualmente dezonando. A titolo eccezionale il Cantone può delimitare nuove zone per insediamenti di interesse cantonale, per esempio gli ospedali, ma per questi casi il compenso deve avvenire immediatamente.

L’edificazione del nuovo ospedale di Bellinzona alla Saleggina non sfugge a questa legge per cui mi sembra più che logica e per niente clamorosa la decisione del Dipartimento del territorio di dichiarare non edificabile il nosocomio su quel terreno.