Parere giuridico interno condiziona il progetto al dezonamento di 100mila metri quadrati edificabili a Bellinzona, ‘pena andare contro Berna’
‘Il profumo dei tigli’ rischia di rimanere una bella idea tratteggiata sulla carta. L’ispirato nome dato dagli architetti Arnaboldi & Gaggini al progetto di massima per il nuovo ospedale regionale di Bellinzona previsto nel 2030/35 alla Saleggina con un investimento iniziale di 380 milioni, sta infatti trovando sul percorso un ostacolo non da poco: il parere giuridico che l’Ente ospedaliero cantonale, committente, e il Municipio cittadino hanno chiesto al Dipartimento del territorio affinché approfondisse le possibili procedure pianificatorie e individuasse quella meglio applicabile. Tuttavia il parere di 21 pagine, allestito in estate dall’Ufficio giuridico del Dt e che ‘laRegione’ ha visionato, si è spinto oltre: analizzando il tema nel suo complesso, indica una non edificabilità del nosocomio sull’ampio terreno della Saleggina che il Cantone ha appositamente comprato dall’Esercito per 16 milioni di franchi. A meno che – questa la prima delle due condizioni segnalate – si trasformino in non edificabili altri 99’241 metri quadrati attualmente edificabili nel comprensorio di Bellinzona. Si tratta a tutti gli effetti di una necessità di compensazione – con conseguenze negative importanti per i proprietari, siano essi pubblici o privati – che rischia di porre un’insormontabile ipoteca su uno dei principali progetti del Sopraceneri. La seconda condizione indicata, cumulativa alla prima, è che l’iter pianificatorio sia gestito dal Cantone e che l’ospedale da regionale diventi cantonale.
Le conclusioni giuridiche, datate 12 agosto, stanno suscitando timori e perplessità fra i vari attori coinvolti. Ma nessuno – dall’Eoc al Municipio, dai granconsiglieri ai funzionari fino alla direzione del Dt – ha finora voluto rilasciare dichiarazioni al nostro giornale, limitandosi a un laconico ‘Approfondimenti sono in corso, siamo fiduciosi’. Non è dunque nota l’opinione ufficiale del consigliere di Stato e direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali, e cioè se intenda fare proprio il parere giuridico o quanto meno una parte di esso. Se non debitamente considerate in questa fase preliminare, le criticità emerse rischiano d’impattare contro l’approccio irremovibile della Confederazione in materia di zone edificabili e loro dimensionamento. Stando a nostre informazioni, il Municipio intende dal canto suo chiedere una controperizia.
Tema di disaccordo – andando alle conclusioni del dettagliato parere giuridico del Dt – è la “natura non edificabile delle zone per scopi pubblici che compongono la maggior parte del comparto” Saleggina. L’aspetto più sensibile da affrontare “è quello connesso col rispetto della misura 3.1 lettera c della scheda R6 del Piano direttore cantonale, in relazione alla delimitazione di una nuova zona edificabile”. Non solo: come detto, “occorre che il progetto di Eoc sia promosso dal Cantone e riconosciuto di preminente interesse cantonale”, nel senso che “un’importanza sovracomunale o regionale non è sufficiente”. Inoltre, prosegue l’Ufficio giuridico del Dt, occorre che “sia giustificata l’impossibilità o inopportunità di far capo alla zona edificabile esistente”. E non da ultimo “la nuova zona edificabile dev’essere compensata con il declassamento di una superficie analoga e attualmente edificabile”. Dal profilo procedurale “queste esigenze vanno adeguatamente considerate nel Pab5 e nel Piano direttore”.
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Visto dall’alto il comparto verde della Saleggina sembra integrarsi come un cuneo fra due zone edificate
Nelle premesse il parere del Dipartimento del territorio ricorda che nell’ex comparto militare della Saleggina l’Eoc intende edificare una prima fase (orizzonte temporale 2030) di 95mila metri di superficie utile lorda (Sul); in una seconda fase (2050) altri 75mila metri; mentre una riserva di 33mila dovrà permettere sviluppi futuri. L’utilizzo potenziale massimo di Sul previsto ammonta a 203mila metri su un’area pari a 135’558 metri con al suo interno una superficie di 106’607 metri negli anni passati ritenuta dalla Città e dal Cantone già edificabile, ma sulla quale il parere giuridico mostra oggi pollice verso per un totale di 99’241, ossia dedotto un fondo di 7’366 metri a tutti gli effetti già edificabile.
Sia il Programma di agglomerato di terza generazione (Pab3) sia il Pab5 (la cui consultazione è terminata questo settembre) indicano in effetti che per realizzare l’ospedale non è necessario alcun azzonamento, ossia nessuna nuova attribuzione alla zona edificabile, visto che l’area è a Piano regolatore destinata ad attrezzature e servizi pubblici Ap/Ep. Il tutto confluisce a sua volta nel Piano direttore cantonale quale area strategica per contenuti pubblici d’interesse regionale e cantonale. A ogni modo, fra un paio d’anni la Confederazione dovrà a sua volta approvare il Pab5 e le premesse, per la Saleggina, non sembrano rosee in ottica edificatoria.
In effetti l’Ufficio giuridico del Dt a pagina 4 scrive che “le norme d’attuazione dei due Piani regolatori di Bellinzona e Giubiasco relative alle zone Ap/Ep (ndr: attrezzature ed edifici pubblici) appaiono lacunose circa l’individuazione di dettaglio della destinazione d’interesse pubblico, le costruzioni, gli interventi ammessi e i parametri edificatori”. Un bel problema se si considera che “gran parte del comparto è Ap/Ep: occorre quindi chiedersi se queste zone possano essere considerate a tutti gli effetti edificabili ai sensi dell’articolo 15 della Legge federale sulla pianificazione del territorio”. Legge, ricordiamo, la cui modifica entrata in vigore nel 2014 ha ristretto in tutti i Cantoni il campo d’azione in materia di edificabilità, imponendo una verifica del dimensionamento delle zone. Tant’è che il nuovo articolo 15 sancisce: ‘I Cantoni adottano in collaborazione con i Comuni le misure necessarie affinché le zone edificabili siano utilizzate conformemente alla loro destinazione’.
Ebbene, considerando l’ubicazione del vasto comparto ai margini dell’agglomerato nonché l’utilizzo finora in gran parte militare (stand di tiro e area istruzione delle truppe) e per lo svago, l’Ufficio giuridico giunge alla conclusione che sia da ritenere “esterno alla zona edificabile”. E meglio, “si ritiene che tutte le superfici Ap/Ep della Saleggina siano, attualmente, escluse dalla zona edificabile”. Che è l’esatto contrario sia di quanto ritengono le altre parti in causa, secondo le quali il terreno è in realtà perfettamente incuneato nelle zone edificate circostanti, sia di quanto stabilito durante l’iter d’acquisto dei fondi (anni 2020 e ’21), quando né il Consiglio di Stato né la Commissione della gestione del Gran Consiglio hanno mai indicato alcun problema a riguardo. Né l’Esercito ha mosso delle obiezioni, ben sapendo che stava dismettendo lo stand di tiro non per farci un pascolo per le mucche ma un ospedale. Peraltro, oltre al Dipartimento delle istituzioni, capofila nel tema in questione, erano coinvolti anche quelli del territorio, delle finanze ed economia, e della sanità e socialità.
In effetti l’Ufficio giuridico del Dt ora scrive che “le valutazioni esperite in quella sede riguardo alle modifiche pianificatorie da attuare non avevano evidenziato la necessità di procedere a un nuovo azzonamento, ciò che è stato anzi esplicitamente escluso dal rapporto della Gestione con la motivazione che la variante di Pr non necessita e non dovrà contemplare la modifica della zona, che rimane Ap/Ep, ma l’adeguamento dei parametri edificatori”. Tutto troppo facile, secondo il parere giuridico: “Queste conclusioni, come pure quelle analoghe del Pab3 e Pab5, opportune ma non sufficienti, appaiono contrarie al diritto federale e non possono essere considerate. Contrariamente a quanto ritenuto da questi documenti e dal concorso di architettura indetto da Eoc, ai fini della realizzazione del nuovo ospedale è necessario un nuovo azzonamento, nel senso di una nuova attribuzione alla zona edificabile”.
Facile a dirsi, difficile a farsi. Perché, come detto prima, proprio la revisione parziale della Lpt entrata in vigore dieci anni fa “ha inasprito i requisiti necessari per includere nuovi terreni in zona edificabile”. Lo ha fatto “per arginare l’espansione disordinata degli insediamenti nel territorio e migliorare la protezione delle superfici coltive”. Il tutto indicando i Piani direttori quali strumenti centrali di controllo e coordinamento, in grado anche di specificare le dimensioni complessive delle superfici insediative e la loro distribuzione nel cantone. In Ticino questo è confluito due anni fa nella scheda R6 del Piano direttore denominata ‘Sviluppo degli insediamenti e gestione delle zone edificabili’. In base alla sua misura 3.1, che abbiamo citato nel secondo paragrafo di questo articolo, ‘le zone edificabili non possono essere di principio ampliate; a titolo eccezionale il Cantone, in collaborazione con i Comuni, può delimitare nuove zone per insediamenti di preminente interesse cantonale, ad esempio ospedali, servizi di pronto intervento, progetti nei poli di sviluppo economico’. Tuttavia per questi casi ‘il compenso deve avvenire immediatamente e in misura maggiore rispetto alle superfici azzonate’.
Concetti questi approvati dal Consiglio federale che nel 2022 ha bocciato l’apertura data dal Gran Consiglio a insediamenti d’interesse anche sovracomunale. Conseguenza: per i progetti comunali e sovracomunali vanno utilizzate in primis le riserve di zone edificabili e le riserve interne. Da qui, come detto, la conclusione dell’Ufficio giuridico secondo cui il nuovo ospedale potrà vedere la luce alla Saleggina “solo se promosso dal Cantone e riconosciuto di preminente interesse cantonale”. Un interesse sovracomunale o regionale, come quello finora previsto, “non è sufficiente a permettere la delimitazione di una nuova zona edificabile”. In parole povere, si esige la costruzione di un ospedale cantonale. Ciò che rischia di incidere fortemente sul concetto di multisito che le autorità politiche e sanitarie ticinesi hanno difeso nel corso dei decenni. Peraltro ciascun nosocomio regionale ha delle specializzazioni uniche valide per il Ticino, tant’è che Bellinzona è notoriamente sede, e lo sarà anche in futuro, della cura contro i tumori (Iosi), mentre il nuovo nosocomio è destinato ad accogliere al proprio interno l’ospedale cantonale pediatrico.
Arnaboldi & Gaggini
Fra due zone già edificate e attorniato da tanta natura
A ogni modo l’Ufficio giuridico indica la necessità di fissare nel Piano direttore quale sia l’ente pubblico – ossia il Cantone medesimo – incaricato di pianificare l’operazione e farla maturare. E in ogni caso “un atto pianificatorio che disattendesse la misura 3.1 della scheda R6 sarebbe lesivo del diritto federale e, in quanto tale, annullabile dalle istanze giudiziarie di ricorso”. Poco margine di manovra, dunque, su ‘chi’ fa. Più margine invece sul ‘come’. Intervenire sul Piano regolatore comunale “appare idoneo a conferire la base pianificatoria”. Una volta cresciuta in giudicato, spazio all’Eoc per l’inoltro della domanda di costruzione. Pure ritenuta idonea la procedura del Piano particolareggiato con autorizzazione a costruire. In entrambi i casi la procedura gestita dal Cantone includerebbe parallelamente il declassamento dei 100mila metri quadrati oggi edificabili. Pure ritenuto idoneo il terzo strumento valutato, ossia il Piano di utilizzazione cantonale, sebbene non sia del tutto chiaro se possa parallelamente occuparsi anche del declassamento. Bocciata invece la quarta via, rappresentata da un Piano cantonale con autorizzazione a costruire.
Una cosa appare comunque certa: i tempi di edificazione del ‘nuovo’ San Giovanni sono destinati ad allungarsi. E non di poco. Sempre che si riesca a costruirlo.