Prendo spunto dall’editoriale del 2 ottobre del direttore de laRegione Daniel Ritzer, che condivido in particolare quando parla del debito pubblico federale (e non solo) e lo indica come uno spauracchio. Se forse sul termine spauracchio si può disquisire, quanto invece a mio avviso conta è un messaggio rivolto anche all’indirizzo della classe politica ticinese. Non credo infatti che sia solo da sinistra che possano giungere segnali di questo tipo; anche – e con vigore – dal mondo economico e imprenditoriale si manifestano voci di incitamento ad una politica di rilancio di cui il Paese ha bisogno.
Il Cantone indubbiamente sta già facendo la sua parte e molti sono oggi gli investimenti sul territorio. Ciò è da promuovere non solo – o unicamente – con finalità di mero sostegno alle attività economiche oggi in sofferenza, ma quale risposta urgente al bisogno di infrastrutture di cui il cantone sente il forte bisogno. Il debito, già ho avuto modo a più riprese di ribadirlo, è lo strumento indispensabile per tale finalità. Dunque, se ben impostato, non va temuto, solo gestito valutandone costo e valenza negli anni, confidando comunque sul fatto che ogni investimento, oltre che a essere utile come tale, contribuirà a migliorare anche direttamente o indirettamente il benessere del Paese.
Nel contesto, invece, dell’imminente discussione sui conti preventivi 2025 ci si augura che non si ripresenti il confronto a cui abbiamo assistito lo scorso anno. Credo che il Cantone debba e possa sopportare ancora il previsto e sicuramente aggiornato disavanzo di preventivo e non temere catastrofi contabili. D’altra parte, sarebbe auspicabile che la sinistra smettesse di utilizzare in modo strumentale il mantra del taglio al sociale e concordi su misure di contenimento che nulla hanno a che fare con la fascia più debole della società.