Davanti a una palese ingiustizia si reagisce con fermezza. Il Sindacato replica allo scritto della consigliera di Stato Marina Carobbio Guscetti
Onorevole Carobbio, la vicenda della Spai di Mendrisio, è di dominio pubblico da alcuni mesi. Il sindacato Ocst, che rappresenta Roberto Caruso, è intervenuto in due occasioni con altrettanti comunicati stampa. La posizione dell’Ocst è dettata dal riconoscimento del valore profondo della scuola come istituzione e come comunità di persone, docenti e allievi.
La nostra tradizionale apertura al dialogo non impedisce di prendere, se necessario, posizione in modo duro e diretto. I nostri toni non devono pertanto stupire: di fronte a una palese ingiustizia, l’Ocst ha sempre reagito con fermezza e lo farà anche in futuro.
Teniamo a sottolineare che le informazioni riportate nella nostra comunicazione di giovedì 12 settembre sono corrette e riportano integralmente quanto contestato al docente, e che hanno portato alla notifica della disdetta dopo ben 35 anni di servizio nella scuola.
La narrazione della vicenda emerge quindi dai fatti che ci permettiamo di ricordare: il docente riceve prima un ammonimento, in seguito (pendente ancora la procedura di ricorso contro tale misura) la prospettazione della disdetta corredata da una sospensione immediata, la quale è stata, due mesi più tardi, annullata dal Tribunale cantonale amministrativo per manifesta violazione dei diritti procedurali del docente.
Intanto quest’ultimo, sostenuto dal sindacato, ha presentato un’istanza di conciliazione, che non ha avuto esito positivo a causa della posizione irremovibile del Dipartimento e del Consiglio di Stato; infine la conferma della disdetta, con contestuale nuova sospensione. In tutto questo susseguirsi di eventi il diritto di essere sentito del docente è stato in buona parte disatteso (come accertato dal Tribunale amministrativo), in parte è stato concesso a titolo meramente formale, senza minimamente riconsiderare una decisione già presa da tempo su fatti non correttamente accertati.
Ciò che non dimostra apertura al dialogo da parte delle istituzioni. Di fronte a una tale ingiustizia, non potevamo non reagire con fermezza. Inoltre, se di errori fattuali vogliamo parlare, stupisce leggere, tra le motivazioni della disdetta contrattuale, che il docente “avrebbe espresso disaccordo per un eventuale suo trasferimento” quando in realtà, durante l’udienza di conciliazione, sono stati proprio i suoi funzionari dirigenti ad affermare che su mandato del Consiglio di Stato non ci sarebbe stata nessuna conciliazione. In tale sede, quindi, non si è purtroppo voluta vagliare alcuna alternativa alla disdetta da parte del Decs.
Il sindacato Ocst resta aperto al confronto. Purtroppo, a causa della decisione di disdetta, il dialogo su questo caso potrà avvenire solo nelle sedi preposte.