laR+ IL COMMENTO

A scuola di democrazia

La gestione del caso del docente della Spai di Mendrisio apre degli interrogativi sul sistema scolastico

In sintesi:
  • Ci si chiede che seguito avrà la decisione del Tram, che ha bacchettato il Cantone
  • Sullo sfondo i rapporti fra corpo docente e direzioni
Arduo salire in cattedra
(Ti-Press)
31 agosto 2024
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La scuola è, di per sé, un luogo di democrazia. Perché è chiamata a garantire il diritto allo studio, a tutti. Perché ha, fra altri, il compito di coltivare le pari opportunità. Perché prepara i cittadini e le cittadine di domani. Eppure anche questa istituzione corre il rischio di perdere di vista la cultura del confronto. Quello scambio di idee che fa crescere ragazzi e ragazze, ma che risulta essere irrinunciabile fra corpo docente e direzione. E qui, stando alle ultime cronache, l’universo scolastico qualche inciampo lo ha avuto. A far discutere e a dividere, di recente, è stata infatti la vicenda del docente di elettrotecnica del Centro professionale tecnico di Mendrisio, che si è ritrovato a fare i conti con le rigidità del sistema scolastico. Da un momento all’altro l’insegnante si è ritrovato fuori, dalla sua classe e dalla sua sede, a pochi giorni dalla fine dello scorso anno scolastico. Un esonero e una sospensione con effetto immediato – che avevano il sapore del licenziamento in tronco – proposti dal Decs – il Dipartimento educazione, cultura e sport – e controfirmati dal Consiglio di Stato. Un provvedimento annullato, però, dal Tribunale cantonale amministrativo (Tram), al quale il docente si è appellato. Per il Decs il professore ha tenuto “un atteggiamento irrispettoso verso i suoi superiori" e avrebbe violato i suoi doveri di servizio. Ma l’autorità cantonale, dal canto suo, ha violato il diritto di essere sentito del docente. Alla sanzione si è giunti, insomma, senza una inchiesta amministrativa, di prassi. Un nodo, irrisolto, quest’ultimo, ma che non ha spostato di un millimetro la posizione del Decs davanti alla Commissione di conciliazione: licenziamento confermato, vertenza aperta. Anche se il Tram, di fatto, ha bacchettato il modus operandi cantonale. La decisione dei giudici avrà un seguito? Le parole pronunciate in udienza dai rappresentanti del Decs non hanno proprio dato questa impressione al patrocinatore del professore e al responsabile del sindacato Ocst, il sindacato che lo sta accompagnando. Eppure la direttrice del Decs, Marina Carobbio Guscetti, è parsa più morbida ai microfoni della Rsi. La sentenza del Tribunale? «Ne abbiamo preso atto e stiamo facendo gli approfondimenti interni». Il licenziamento? «La procedura è aperta; si esprimerà l’intero Consiglio di Stato; e il diritto di essere sentito è garantito». Vi è stato un ripensamento alla luce del verdetto dei giudici? Sin qui la disdetta del rapporto di lavoro non è ancora stata recapitata. Staremo a vedere.

Sta di fatto che ora come ora è difficile allontanare la sensazione che dentro il sistema scolastico ci sia un problema. E al contempo che vi sia una difficoltà ad affrontare certe situazioni e a rimettere in discussione le dinamiche interne agli istituti. Non si può ignorare, in effetti, quanto ha dichiarato su queste colonne il presidente dell’Organizzazione cristiano sociale ticinese, nonché responsabile del sindacato Ocst-Docenti, Gianluca D’Ettorre. Il caso del docente della Spai, ci ha fatto capire a chiare lettere, non è l’unico, anzi. Solo nell’ultimo anno scolastico il sindacato si è misurato con una quindicina di situazioni, che hanno mostrato anche delle analogie con la storia del Cpt di Mendrisio. Del resto, lo stesso Ocst ha portato all’attenzione dei vertici del Decs una decina di segnalazioni sul clima respirato a scuola. Un disagio, però, che sembra essere stato ignorato dai piani alti e su cui si è sorvolato anche in occasione del plenum d’istituto convocato in questi giorni, presenti funzionari della Divisione della formazione professionale.

La scuola ha così paura di guardarsi dentro?