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Docente Spai, il licenziamento è ufficiale

L'Ocst reagisce e parla di ‘sordità completa’ del Consiglio di Stato e di nuova violazione del diritto di essere sentito del professore. Ricorso in vista

Il caso resta aperto
(Ti-Press)
12 settembre 2024
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Adesso è ufficiale: il Consiglio di Stato ha firmato il licenziamento del docente di elettrotecnica della Spai di Mendrisio. Una disdetta del rapporto di lavoro recapitata nei giorni scorsi al professor Roberto Caruso. A renderlo pubblico oggi, giovedì, in una nota è l'Organizzazione cristiano-sociale ticinese (Ocst) in una nota. Ocst che sta accompagnando l’insegnante fin dall'inizio e che non esita ora a parlare di "sordità completa" del governo. Da parte sua il Decs, il Dipartimento educazione, cultura e sport, si rimarca ha tirato dritto senza ascoltare l'insegnante. Anche Sindacato ha già fatto sapere che andrà fino in fondo. Il licenziamento sarà impugnato e portato davanti al Tribunale cantonale amministrativo (Tram).

‘Non è stato ascoltato, ancora una volta’

Nonostante la sentenza pronunciata dal Tram, che annullava la sospensione con effetto immediato emanata a inizio giugno, il docente, ribadisce l'Ocst, "è stato lasciato in un limbo (reintegrato dal Tribunale, ma mantenuto senza orario da parte del Decs), e gli è stata prospettata una nuova sospensione", giunta di recente dopo l'udienza di conciliazione durante la quale i rappresentanti del Dipartimento non avevano fatto alcun passo indietro. Non solo, richiama ancora il Segretariato cantonale del Sindacato, "ancor prima di ricevere le osservazioni del diretto interessato sulla preannunciata ulteriore sospensione (violando ancora una volta il suo diritto di essere sentito), il Consiglio di Stato ha emanato la decisione di disdetta del rapporto d’impiego".

‘Deriva autoritaria’

Algi occhi dell'Ocst quanto accaduto a Roberto Caruso "dà un messaggio molto chiaro e preoccupante a coloro che nel settore pubblico desiderano segnalare dei problemi, se la questione coinvolge dei dirigenti: il rischio è che chi si fa portavoce del disagio venga screditato e messo da parte, e alla fine subisca le conseguenze più pesanti nonostante quanto previsto dalle ‘Direttive sui comportamenti inadeguati in ambito scolastico’ e a dispetto delle pubbliche dichiarazioni di disponibilità all’ascolto delle autorità". Di conseguenza, si sottolinea, il Sindacato "non può accettare una simile deriva autoritaria", quindi, si fa sapere, continuerà a sostenere attivamente il docente nella sua vicenda. Docente che, peraltro, all'Istituto ha rivestito per doversi anni anche il ruolo di mediatore, a stretto contatto con gli studenti.

Quanto si è venuto a creare dà da pensare a Davina Fitas, responsabile di settore all'interno dell'Ocst. «Oggi la mia grande preoccupazione – conferma Fitas a ‘laRegione’ – è che questa dinamica si insinui nell'amministrazione pubblica e che un lavoratore o un lavoratrice abbiano timore ad affrontare e quindi a portare alla luce l’esistenza di un problema, in particolare con un diretto superiore, se poi la conseguenza del loro agire è appunto il licenziamento».

‘Problemi noti al Decs’

Tutto ha avuto origine dalle contestazioni mosse al docente del Centro professionale tecnico di Mendrisio, rimproverato di toni e atteggiamenti irrispettosi nel segnalare ai superiori problemi riferiti dalle allieve e dagli allievi del Cpt. Una situazione che, a detta del Decs, avrebbe portato alla rottura del apporto di fiducia con l’autorità di nomina. "I problemi segnalati – ricorda anche l'Ocst – toccavano in particolare la gestione della sede ed erano noti da tempo al Dipartimento senza che quest’ultimo vi ponesse concreto rimedio".

D'altro canto, si fa presente, "nel corso degli anni Caruso ha costruito un rapporto di fiducia con le allieve e gli allievi che è scaturito, in questo momento di difficoltà, in un diffuso sostegno nei suoi confronti. Purtroppo, le dichiarazioni di solidarietà degli allievi sono state lette dal Decs come tentativi di strumentalizzazione da parte del docente, e non come l’espressione della volontà di persone consapevoli e responsabili".

Sul caso, comunque, non è ancora stata scritta la parola fine.

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