Ultimamente stiamo assistendo allo scadimento di valori come etica, rispetto delle regole democratiche e del prossimo. Serve un'inversione di tendenza
L'attuale situazione politico-istituzionale del Cantone non può non lasciare perplessi. Responsabile non è certo la canicola delle scorse settimane, ma lo scadimento di determinati valori nella nostra società come l'etica, il rispetto delle regole democratiche e il rispetto del prossimo. Abbiamo assistito a fatti che dovrebbero provocare indignazione, mentre ai più procurano qualche sorrisetto e alzata di spalle: insomma è come gettare acqua sui vetri, essa scende e si continua come prima. Il risultato poi lo si trova nella disaffezione della popolazione nei confronti della politica e delle istituzioni. Prendo alcuni esempi: il Tribunale penale cantonale. Ricordo che già ai tempi in cui mi occupavo di politica, era la metà degli anni Ottanta, il Palazzo di giustizia era spesso oggetto di polemiche fra magistrati (invidie, gelosie, valutazione di competenze, chi lavora di più e chi è preso a dormire in ufficio e chi più ne ha ne metta...). Il clima non è certo migliorato, vedi nomina dei procuratori pubblici di qualche anno fa, accuse, cause fra i magistrati e situazione logistica da anni da terzo mondo.
Ho sempre stimato e sostenuto, quale esponente dell'allora Pst, Mauro Ermani tanto in occasione della sua nomina a pretore, quanto al momento della nomina a giudice. Ho sempre apprezzato la sua competenza giuridica, sensibilità personale nell'affrontare difficili processi, senso del dovere e dell'istituzione che dirige. Non arrivo a comprendere il suo recente scivolone. Considerata la sua rettitudine, mi sarei aspettato che ne avrebbe tirato le conseguenze, facendo un passo indietro, fermo restando il principio "in dubio, pro reo".
Probabilmente hanno giocato altri fattori la cui responsabilità risiede presso altrui, in particolare a livello politico presso chi dirige da anni in Dipartimento delle istituzioni, che comprende la giustizia. Giustizia in affanno da anni e da tempo confrontata con una criminalità in continua crescita e complessa. L'attuale capo del dipartimento, ai miei esordi in politica, giocava come tutti a quell'età in calzoncini corti con i soldatini. Quarant'anni dopo continua a giocare con altri soldatini, potenziando l'esercito di poliziotti e politicamente sostiene con i suoi partiti la chiusura delle frontiere, come se la criminalità transitasse dai varchi di confine... mentre il potenziamento della giustizia finisce nel dimenticatoio, come pure la sua novembrina dove si è comportato come il monello che nasconde la mano dopo essere stato beccato con le dita nella marmellata... Norman Gobbi, che mi è anche simpatico come persona, sempre presente sui vari portali social in cui si ritrovano tutte le sue attività, avrebbe potuto semplicemente, come qualsiasi comune mortale, scusarsi con la popolazione visto la sua carica istituzionale, rammentando che certe cose possono capitare a tutti evitando così costi allo Stato e di far scorre fiumi di inchiostro sui giornali che avrebbero potuto dedicare attenzione ai problemi ben più grossi che affliggono i cittadini.
Che dire poi del suo collega di partito che da già giudice interpreta il diritto, la Costituzione, a modo suo chiedendo di non lasciar partecipare un giornale a un'udienza in tribunale dove sembra coinvolto. Non è la prima volta che per l’On. Claudio Zali le disposizioni di legge non sono il nero sul bianco, ma il bianco attorno al nero. Anche nella vicenda Lia, legge da lui voluta e sostenuta – pure se dall'inizio c'erano dubbi sulla sua conformità con il diritto superiore – per poi essere lasciata cadere dall'interessato al primo sussulto, accusando la commissione preposta alla sua applicazione di essere troppo rigida. La commissione applicava quanto scritto in nero e non il bianco attorno... Stranamente oggi, il nostro, a proposito delle possibilità di abbattere il lupo ritorna ad applicare, con gioia degli allevatori, il nero della legge e non il bianco. Ricordo che oltre 20 anni fa in Vallese un consigliere di Stato, responsabile del dossier lupo, permise l'abbattimento, partecipando anche lui, quale conosciuto cacciatore alle operazioni. Non mi sembra sia stato condannato a granché, so che poi è diventato Consigliere agli Stati. Ma il nostro responsabile del dossier lupo non sembra essere quel tipo di cacciatore...
Il Nano Bignasca, con cui non ho certo avuto rapporti cordiali, anzi, se ci fosse ancora utilizzerebbe, e in quel caso lo sosterrei pienamente, la ramazza!