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Siamo tutti meteorologi

(Ti-Press)

Nel giro di pochi giorni due eventi drammatici sono sopravvenuti nella Svizzera italiana, causando morte, sconvolgendo vite e provocando danni enormi. Mentre scriviamo, anche i nostri vicini alpini, in Italia e in Vallese, stanno facendo fronte agli stessi accadimenti. Sierre è stata particolarmente colpita. Speriamo vivamente che a Sion a nessun politico, guardando l’allarme meteo, sia venuto in mente di postare su Facebook un messaggio del tenore di quello che abbiamo dovuto leggere in Ticino due giorni or sono per opera del municipale di Lugano e consigliere nazionale L. Quadri che, parafrasando, affermava che i meteorologi e i climatologi dicono cose “farlocche” perché fa loro politicamente comodo. Certo, poi sono arrivate le scuse, quelle sì un po’ farlocche.

Acqua passata, non macina più, diranno forse alcuni. Speriamo in pochi, perché l’acqua a forza di battere contro le fondamenta, le può distruggere. E far finta di nulla, non è una soluzione. Il fatto è che lo sciacallaggio fa politicamente comodo ed è moneta corrente. Si sparano grosse contro tutto e tutti, non si dibatte, si urla, facendo poi la vittima incompresa quando qualcuno si rivolta, stufo di cotanto becerume. L’attacco agli allarmi meteo, pur ritirato, è emblematico di un atteggiamento più ampio e pericoloso: la delegittimazione sistematica di ogni competenza, lo sprezzo del confronto democratico, basato sugli approfondimenti delle proprie opinioni.

I fenomeni studiati dai professionisti di MeteoSvizzera sono complessi e richiedono anni di dedizione per poter fornire informazioni cruciali per la sicurezza della comunità. Ridicolizzare le allerte meteorologiche significa mettere in pericolo vite umane e minimizzare i rischi reali legati ai cambiamenti climatici. Gli allarmi lanciati da MeteoSvizzera sono basati su dati scientifici e su modelli complessi che mirano a prevenire tragedie e a proteggere la popolazione. Il tono sprezzante e irrispettoso dell’intervento ripreso dal “domenicale di riferimento” non fa altro che minare la fiducia del pubblico nelle istituzioni che lavorano per il bene comune. È importante ricordare che la comunicazione del rischio è una componente essenziale della sicurezza pubblica. Sminuire il lavoro di chi si occupa di previsioni meteorologiche significa giocare con la vita delle persone. Ma non sono il primo e non saranno l’ultimo bersaglio di una cultura politica che si basa sugli attacchi personali e sullo scherno.

Per questo crediamo che si debba cominciare a riflettere seriamente sulle conseguenze delle parole, della faciloneria del proposito, e a considerare il ruolo di responsabilità che dovrebbe avere chi è chiamato a rappresentare i cittadini e le cittadine. Non sono episodi isolati; gli esempi sono molteplici e i recidivi noti. Essersi abituati non fa onore a una democrazia.

È tempo che la politica si elevi al livello di responsabilità richiesto dalle gravi sfide che incombono, anziché cadere nel facile gioco delle vuote provocazioni destinate a chi cerca di superare una legittima paura di fronte a una realtà difficile. Immergersi in una realtà virtuale fatta di stupidità e pericolosità, queste sì autentiche, non fa che peggiorare le cose. Siamo stufi di reiterate affermazioni irresponsabili, siamo stanchi di personalità politiche che non sanno mantenere un livello di serietà e responsabilità, che non portano argomenti per giustificare le loro sparate, malgrado operino con risorse pubbliche. Continuare a farla fuori dal vaso non fa che rendere il bagno in uno stato di disastro permanente. Questi sono gli unici, veri, “sgocciolamenti” ai quali assistiamo negli ultimi, troppi, anni.

Tra un meteorologo che non può dare un’informazione al km, perché le cellule temporalesche non sono dotate di gps, ma che riesce comunque a salvare delle vite e un politico laqualunque il cui unico scopo sembra quello di salvarsi qualche poltrona non ci devono essere più dubbi possibili: siamo tutti meteorologi!

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