Quando è nata la Confederazione elvetica, nel 1848, se una abitante di Zugo voleva recarsi a Zurigo doveva preventivare almeno un paio di giorni; se un commerciante tessile di San Gallo voleva comunicare con un cliente di Ginevra otteneva una risposta dopo un paio di settimane; un ticinese per diversi mesi l’anno non poteva recarsi a nord delle Alpi. La Svizzera è quindi nata come una Confederazione di “Stati” con ampi margini di manovra, proprio per facilitare la gestione economica e politica delle singole regioni. Ma fu anche un intelligente sistema per far coesistere culture e realtà diverse.
Tutto questo ha ancora senso? Teoricamente sì, ma ci sono alcuni elementi che non funzionano più e sono in particolare due: la fiscalità e i premi di cassa malati.
Vediamo dapprima la tassazione, che secondo la legge ogni Cantone e ogni Comune può decidere liberamente. Uno studio del Credit Suisse ha effettuato un interessante calcolo. Ha posto la tassazione media dei Comuni uguale a cento e poi ha calcolato il carico fiscale dei singoli Cantoni. Zugo è a 46,7 punti, seguito da Svitto (55) e da Nidwaldo (67,7). In fondo alla classifica troviamo Neuchâtel con 131 che precede Vaud (122,3) e Berna (112,7). Il Ticino si trova sotto la media a 90,3. La tassazione sui redditi percepiti dalle società nel 2023 varia dall’11,8% di Zugo al 21,94% di Berna (Ticino 19,16%). Guardando queste classifiche si constata che le grandi città e il Ticino hanno una tassazione elevata. Come mai? La risposta è evidente: perché questi centri hanno strutture costose (ospedali, università, rete di trasporti e servizi) a cui fanno capo i piccoli Cantoni che quindi hanno meno spese. Il caso del Ticino poi è particolare essendo un’enclave separata dal resto della Svizzera dalle Alpi. È quindi evidente che oggi la situazione è molto diversa rispetto alla metà dell’800 e che quindi la libertà fiscale dei Cantoni dovrebbe essere in qualche modo modificata. Siccome è impensabile abolire l’indipendenza dei Cantoni si dovrebbero perlomeno introdurre dei correttivi, ad esempio fissando un’oscillazione attorno alla media nazionale (+/- 20%). Un altro correttivo potrebbe essere una tassa per ogni azienda che decide di domiciliarsi in uno di questi Cantoni, sia che provenga da un altro Paese o che si tratti di una delocalizzazione "interna".
Probabilmente la concorrenza fiscale tra i Cantoni è oggi il maggiore problema per la coesistenza della Confederazione, perché obbliga le amministrazioni cantonali a una gara che non può che essere perdente. Uno strumento di correzione in realtà esiste già ed è la perequazione finanziaria intercantonale. Ma qualcosa non quadra (utile sarebbe ricordarsi il dibattito in Ticino all’inizio del nuovo secolo, che pose il nostro Cantone in una posizione da “ricco” a seguito degli sgravi fiscali, mentre avrebbe potuto essere tra i grandi beneficiari). Questa ridistribuzione si basa sulla forza economica dei singoli Cantoni. Chi è sopra all’indice di 100 paga, chi è sotto riceve. Il Ticino è a 91,9 (nel 2024 riceve 86 milioni, 244 franchi pro-capite) e il Grigioni ha 86,5 punti (234 milioni, 1’141 franchi pro-capite). E già questo dato suona strano perché la situazione economica del Cantone retico è decisamente migliore della nostra. Berna ha addirittura un indice di 75 e a pagare (sopra 100) sono solo sei Cantoni, ma solo due (Zurigo e Ginevra) hanno un peso economico importante. A versare più di tutti sono invece Zugo e Svitto. Sul sito della Confederazione si può leggere: “Il federalismo è un principio fondamentale della Svizzera. I 26 Cantoni e i circa 2’200 Comuni dispongono di ampie competenze. Per questo, la perequazione finanziaria è importante per la coesione del Paese. Essa si basa sul principio di solidarietà: i Cantoni economicamente forti e la Confederazione aiutano i Cantoni finanziariamente deboli”. Il principio è sacrosanto ma sembra esserci qualche problema di equità che potrebbe essere risolto con differenze fiscali più sfumate.
Un discorso parallelo e per certi versi ancora più vitale è la differenza dei premi di cassa malati tra i Cantoni e addirittura all’interno degli stessi. Nel 2024 il costo medio della Lamal nel cantone Appenzello Interno era di 246 franchi (il meno caro), mentre a Ginevra era il più caro con 454 franchi mensili. Ancora una volta sono le città ad avere i premi più alti per gli stessi motivi di prima. In più in Ticino abbiamo anche un numero elevato di pensionati, compresi i confederati che si stabiliscono da noi mantenendo il domicilio nel loro Cantone di origine. Come già spiegato in un precedente articolo, il sistema dei premi dell’assicurazione malattia necessita di una profonda revisione, ma un primo passo dovrebbe essere quello di un premio unico per tutta la Svizzera. Qui il discorso dell’indipendenza dei singoli Cantoni non ha nessuna valenza, mentre un premio unico sarebbe perlomeno un primo piccolo passo verso una maggiore solidarietà tra cittadini dello stesso Paese.