La decisione del Decs di dotarsi di Linee programmatiche per la politica culturale del Cantone va salutata con interesse e soddisfazione per almeno tre ragioni: poiché è una prima, che mette il settore culturale allo stesso livello delle altre attività dello Stato; per le modalità adottate per delinearle, mettendosi pazientemente all’ascolto di centinaia di persone che operano attivamente e a diverso titolo in quest’ambito; per l’intento di dotarsi di nuove misure a sostegno della cultura indipendente.
Un settore ampio e diffuso in tutto il Paese, portato avanti perlopiù per spirito di servizio da persone che con passione si impegnano in un lavoro di volontariato non retribuito. Un’altra faccia di quel “terzo settore” che ben sa che significa che “con la cultura non si mangia”. Associazioni, società, gruppi che tuttavia si nutrono del loro entusiasmo, del fare qualcosa assieme, offrendo non raramente esperienze di notevole livello scientifico, ma anche più semplicemente momenti conviviali e ricreativi. Enti presenti nelle realtà urbane, così come nei villaggi, a dimostrazione di una necessità sentita coralmente.
Attività che certamente possono essere fattori di crescita economica, capaci di generare un indotto importante, come dimostrato da decenni da chi si occupa di economia della cultura. Ma importanti non solo per questo, che sarebbe uno svilirne il valore, ma per saper dare risposte concrete ad esigenze non meramente materiali, come sanno fare l’arte, la musica, la filosofia, le scienze, e per la loro rilevanza sociale.
Già di per sé tale riconoscimento morale da parte del Decs vale da stimolo al fare, e a far bene se saprà individuare modalità applicative dei principi enunciati accessibili anche ai non professionisti, e a far meglio se gli intenti dipartimentali saranno condivisi anche dai Comuni, il cui impegno è oggi assai difforme e non solo per disponibilità finanziaria.
Un ulteriore contributo lo potranno dare le Associazioni stesse, collaborando l’una con l’altra, condividendo forze ed esperienze, secondo la convinzione del filosofo Gadamer: “La cultura è l’unico bene dell’umanità che, diviso fra tutti, anziché diminuire diventa più grande”.