Brutta informazione o, meglio, disinformazione inviata a tutti i fuochi da parte di Esi, l’associazione delle Aziende elettriche della Svizzera italiana nel recente numero natalizio Elettricità 2/23. In un lungo articolo si cerca di imbonire la nuova stangata sulle tariffe elettriche 2024 con un serie di frottole che si riassumono nel sottotitolo "Crisi, guerra, clima" per poi ammettere, banalizzandoli, gli indecenti profitti che le grandi aziende hanno di nuovo realizzato nel 2023, anno della prima mazzata tariffale, pur chiedendo miliardi di garanzie alla Confederazione per sostenere le speculazioni sul mercato elettrico, garanzie di cui chiaramente Esi non parla. Non una parola sulla liberalizzazione del mercato elettrico che ha indotto anche le nostre aziende a giocare al Monopoli elettrico, perdendo! Perdite scaricate sui consumatori con due stangate tariffali. Neanche il nucleare appare nell’articolo: sappiamo che nel 2022 il nucleare francese ridotto a metà regime per gravi problemi di manutenzione e affidabilità aveva contribuito fortemente all’aumento dei prezzi di mercato europeo nel quale operano le nostre aziende.
In un cantone dove, sfruttando ogni valle all’inverosimile, si produce idroelettrico a 5 cts/kWh, pur considerando l'uso delle reti e tasse varie, è incomprensibile e indifendibile arrivare a pagarlo 42 cts/kWh tariffa Ses classe famiglie H1 (fonte Elcom); Esi se ne renda conto e smetta di raccontare mezze verità che diventano frottole a parte intera.
Ma un effetto positivo, sebbene fondamentalmente contrario alla politica energetica di gran parte delle aziende elettriche, la stangata sulle bollette l’ha avuto: il boom del fotovoltaico. Nel 2023 in Svizzera sono stati installati 1.5 GW di nuovo fotovoltaico (3 volte quelli del 2021), contro i 0.7 GW che la Confederazione (o i suggeritori/consulenti dell’Ufficio federale dell’energia, cioè le Aziende elettriche) aveva pianificato dal 2023 in avanti nel "Messaggio sull’approvvigionamento elettrico sicuro e rinnovabile" presentato alle Camere a giugno 2021. Aziende elettriche che da sempre frenano il rinnovabile distribuito sui tetti delle case, ma si ingegnano a calcolare e ipotizzare penurie di elettricità (stromlücke) per giustificare nuove centrali nucleari o, new entry, riserve idroelettriche che ci rivendono a caro prezzo.
La nuova mazzata del 20% sulle tariffe dal 1.1.2024 consoliderà la crescita del fotovoltaico, un vero Solar express che dovrebbe permettere di arrivare fra non molto ai 2GW all’anno e raggiungere nel 2035 i 35 TWh di nuovo rinnovabile, obiettivo che finalmente le Camere hanno approvato a settembre con l’aggiornamento della Legge sull’approvvigionamento elettrico (Lael). Ricordo che finora (Lael 2017) si puntava a 11 TWh e nel messaggio del 2021 citato si saliva a miseri 19 TWh suggeriti dalle riluttanti aziende, poi appunto corretti a 35 TWh dalle Camere.
Ma a parte il boomerang della crescita del fotovoltaico incassato dalle aziende elettriche, le loro antisociali politiche aziendali incideranno non poco sui bilanci familiari dei meno abbienti, di chi non abita in casa propria o non ha i mezzi per un tetto fotovoltaico, peggio ancora se si riscalda con l’elettrico come promuovevano attivamente le aziende. Ma questo non preoccupa la Esi, che nel disgustoso finale dell’articolo arriva a negare che i profitti vadano a spese dei consumatori e nel contempo li glorifica, compresi i dividendi straordinari (Ses) versati dalle aziende ai Comuni proprietari, profitti scorrettamente prodotti da un servizio pubblico di prima necessità: la distribuzione di energia elettrica che usiamo per cucinare, riscaldare o illuminare le nostre abitazioni.