La condizione affinché una regione non rimanga ingessata nelle sue potenzialità di sviluppo è costituita dall’affermarsi delle sue componenti creative e del progresso delle conoscenze. Come nel passato, anche nell’avvenire lo sviluppo delle conoscenze potrà continuare a essere la linfa del progresso. Se messo in dubbio da alcune tendenze poco razionali come il politicamente corretto, il sovranismo e le concezioni sulla cosiddetta “decrescita felice”, lo sviluppo non potrà che essere monco. La sfera pubblica, se intrisa di fake news, di concezioni di dubbia consistenza, di populismo riduttivo e di retorica del “postmoderno”, non potrà che avere influssi negativi.
Va detto che la conoscenza richiede investimenti, sforzo e persone adeguate che sappiano alimentarla e farla crescere. È quello che avviene in Ticino da oltre un decennio e che potrebbe ancora svilupparsi, a condizione che non prevalgano le forze retrive. Straordinario lo sviluppo di istituti di ricerca, di formazione, di cultura e di produzione: lo IOR, l’IRB, l’Università, la SUPSI, il LAC, il Festival del cinema di Locarno e tante altre eccellenze anche nel campo dell’industria di qualità. Queste istituzioni proiettano il nostro Ticino in una dimensione nazionale e anche internazionale e generano rispetto. Le città ticinesi si sono decisamente orientate oltre i limiti del proprio territorio e potrebbero ancora fare di più. Bellinzona, la città della scienza, sta vivendo un momento straordinario di crescita con gli istituti scientifici e i progetti inerenti allo spazio ex Officine Ffs, dove nasceranno altre istituzioni della conoscenza (vedi Parco tecnologico). Locarno, la città del cinema, si è vista accrescere la dimensione internazionale grazie in particolare alla dirigenza del Festival; non solo, ma essa ha saputo accompagnare tali manifestazioni in senso strutturale con il Palazzo del cinema e altre istituzioni. Lugano, la città che al momento non mi sento di definire perché alla ricerca di un'identità, è certamente città della cultura (LAC e USI) e di avvenimenti di intrattenimento di eccellenza, nonché, prossimamente, di nuove strutture per lo sport. Ma le manca un tassello fondamentale: un nuovo Palacongressi, condizione indispensabile affinché possa diventare a pieno titolo città del turismo congressuale, con tutte le ricadute positive su alberghi e negozi. Mendrisio (con la Filanda) e Chiasso (con il Max Museum, il circolo “CULTURA insieme” e altro ancora) sono due cittadine molto attive nell'ambito culturale e non solo. E le Valli? Lodevole il dinamismo della Valle Maggia, della Valle Verzasca e dell’alta Leventina; un po’ meno quello della Valle di Blenio, confrontata con le consuete rivalità interne e con la diffidenza verso nuove prospettive (vedi il rigetto del Parc Adula). Eppure anche queste regioni periferiche, data la loro particolare bellezza paesaggistica, potrebbero rientrare nel circolo virtuoso del Ticino della conoscenza, se supportate dai centri e dalla politica. Condizione imprescindibile per tutte le istituzioni: che alla loro testa ci siano persone competenti e lungimiranti.