I dibattiti

Caro-energia a Lugano: urge una risposta di fondo

di Matteo Poretti e Simona Arigoni, responsabili del Movimento per il socialismo (Mps) del Luganese

Ail Sa, Città chiamata a intervenire sulle tariffe
(Ti-Press)

Un dibattito sta occupando la classe politica luganese. La richiesta di un intervento per un sussidio straordinario (solo per il 2023) di 5 milioni di franchi (tetto massimo) da utilizzare per “combattere” i “rincari improvvisi e non preventivabili” registrati nel 2022. La ragione primaria di questa richiesta riguarda gli aumenti vertiginosi delle bollette energetiche decisi dalle Ail per il 2023. Ricordiamo che queste ultime hanno deciso di aumentare mediamente le tariffe dell’energia elettrica del 32,16% rispetto al 2022. A ciò si aggiunge un aumento delle bollette del gas di circa il 40%, senza dimenticare quelle dell’acqua potabile che dal 1° gennaio 2022 sono aumentate del 20%.

Una trafila di aumenti tariffari su beni fondamentali che interviene in un anno in cui l’inflazione ufficiale ha raggiunto il 2,8% ma che dal 2016 ha toccato, cumulativamente, il 4,9%. A tutto ciò si aggiungono gli aumenti praticamente annuali dei premi di cassa malati (9,2% in media nel 2022 in Ticino). Davanti a questa erosione importante del potere d’acquisto – probabilmente destinata a perdurare – si era proposto un sussidio unico per il 2023. Se prendiamo la popolazione di Lugano, 66'500 abitanti, il sussidio avrebbe raggiunto i 75 franchi a persona. Se riduciamo della metà gli abitanti – diciamo quelli con salari medi e bassi – il sostegno proposto avrebbe potuto toccare i 150 franchi annui. Importi di per sé ridicoli, tanto più se commisurati al fatto che si tratta di un unico versamento secco, assolutamente insufficiente a correggere in maniera consistente e permanente la perdita vertiginosa di potere d’acquisto della grande maggioranza dei salariati luganesi.

L’ennesima proposta per far credere di voler aiutare i ceti sociali più in difficoltà ma che nei fatti non interviene in maniera strutturale e sostanziale. In questo senso è sintomatica la questione dei prezzi dell’energia praticati dalle Ail. Se si vuole combattere il rincaro di un bene diventato fondamentale, è proprio dal controllo del suo prezzo che bisogna partire. Nel corso del mese di autunno 2022, l’Mps ha lanciato la petizione “No all’aumento delle tariffe elettriche e del gas” indirizzata al Municipio di Lugano. La petizione chiedeva all’unico proprietario delle Ail Sa di rinunciare all’aumento delle tariffe dell’energia elettrica e del gas per il 2023. Petizione alla quale il Municipio di Lugano ha risposto negativamente.

Si tratta di un’opzione di gran lunga più fattibile e incisiva dell’intricata e, per il momento, inconcludente proposta in discussione alla quale abbiamo accennato qui sopra. Lo è perché le Ail sono di fatto governate dalla politica luganese attraverso il Consiglio d’amministrazione. Sarebbe perciò possibile imporre un controllo dei delle tariffe. Ciò comporterebbe evidentemente un aumento delle spese per Ail. Una situazione tuttavia finanziariamente sopportabile. E questo soprattutto perché le Ail possono contare su un solido patrimonio: nel 2021, tra accantonamenti a breve e a lungo termine, la società disponeva di 181 milioni di franchi. Una cifra che permette sicuramente interventi urgenti sulle tariffe.

Senza infine dimenticare che una città che spende centinaia di milioni di franchi in infrastrutture (PSE, il futuro Polo Turistico Congressuale ecc.) potrebbe anche permettersi di registrare per qualche anno un deficit per rispondere a delle urgenze sociali. Invece si preferisce investire 7 milioni di franchi in dieci anni nel progetto privato di centro sportivo, industriale e commerciale a Sigirino. La rivendicazione di un blocco delle tariffe energetiche resta di grande attualità. Infatti, per il 2024 si preannuncia un aumento medio dei prezzi energetici del 12%. Vista la politica di approvvigionamento delle Ail – un altro tema politico di fondamentale importanza – l’aumento rischia di essere ancora più elevato. Quale sarà la risposta politica? Un ennesimo, forse, sussidio inconsistente limitato nel tempo?