laR+ I dibattiti

L’editorialista e la legge sul clima

Marco Chiesa
(Ti-Press)

L’editoriale di Stefano Guerra sull’edizione di sabato de laRegione relativo alla legge sul clima incorre, oggettivamente, in almeno tre gravi errori. Il primo. Il giornalista afferma: “Questa legge (la legge sul clima) però va presa per quel che è. Ha un carattere più che altro declamatorio”. Se così fosse la popolazione svizzera starebbe votando un testo fondamentalmente inutile e i cittadini, come pure le migliaia di persone che hanno sottoscritto l’iniziativa per i ghiacciai, avrebbero dunque già un buon motivo per rifiutarla. Qualsiasi interessato potrà tuttavia verificare l’inesattezza dell’affermazione. La legge sul clima fissa degli obiettivi chiari, scadenzati e vincolanti. La Confederazione deve dunque “provvedere”, questo è il termine utilizzato, affinché tutti gli obiettivi, anche quelli intermedi, siano raggiunti. Le emissioni di gas serra in Svizzera andranno ridotte rispetto al 1990 almeno nella seguente misura. Negli edifici: entro il 2040, dell’82 per cento, entro il 2050, del 100 per cento. Nella mobilità: entro il 2040, del 57 per cento, entro il 2050, del 100 per cento. Nell’industria: entro il 2040, del 50 per cento, entro il 2050, del 90 per cento. Per questo motivo è ragionevole parlare di un divieto implicito delle energie fossili. Tesi avvalorata dal fatto che nell’iniziativa per i ghiacciai il divieto è iscritto nero su bianco e che gli iniziativisti la ritireranno in caso di accettazione della legge in votazione. Sottolineo che questi obiettivi dovranno essere raggiunti senza poter contare in futuro sull’elettricità prodotta dal nucleare, ossia il 30% del nostro attuale approvvigionamento annuale. A proposito di nucleare, l’editorialista la ritiene, cito, una “pseudo soluzione” buttata là dall’Udc. Ecco il secondo errore. I fatti dicono altro. La commissione economica delle Nazioni Unite ha di nuovo affermato che proprio il nucleare è l’energia principale per raggiungere gli obiettivi climatici. Un dibattito a questo proposito non è solo auspicabile, ma urgente e necessario. Non si tratta certo di una soluzione peregrina visto che nel mondo sono più di 50 le centrali in costruzione e più di 100 quelle in pianificazione. Molti Paesi europei hanno già dichiarato di voler investire in questa fonte energetica stabile e senza CO2. Certo il censimento dei tempi di realizzazione delle centrali ci dicono che la metà di quelle costruite dal 1990 hanno necessitato meno di 6 anni per la loro realizzazione, ma non dobbiamo perdere ulteriore tempo, perché di tempo non ne abbiamo. Il terzo errore, infine, è giornalisticamente grave. L’ampia serie di proposte sul futuro approvvigionamento del Paese, denominato “atto mantello”, che secondo Guerra sarebbe stato bocciato dall’Udc, in verità è ancora in discussione alle Camere e per inciso la votazione finale avrà luogo venerdì 16 giugno. L’Udc ha sostenuto, tra l’altro, la necessità di entrare in materia su tutte queste misure. Certo, non condividiamo l’obbligo generalizzato di installare un impianto fotovoltaico su ogni nuovo tetto e facciata. Agli Stati però vi sono proposte alternative più ragionevoli ed è ben possibile che la Camera alta corregga le iniziali decisioni del Consiglio nazionale fissando una superficie minima oltre la quale l’obbligo del fotovoltaico diventi effettivo. Problematica è pure la decisione di limitare la facoltà di ricorso nel caso di investimenti nell’eolico. Qui si tratta dunque di una questione procedurale. L’accettazione democratica di un investimento talmente invasivo non mi pare un punto secondario. Senza il rispetto dei diritti democratici e costituzionali, renderemmo un cattivo servizio all'energia eolica. In conclusione, per chiarezza, l’Udc ha già sostenuto l'innalzamento del Grimsel, gli impianti solari in alta montagna nel Vallese e l'aumento della capacità idroelettriche. I lettori meritano di essere informati correttamente e onestamente.

***

Marco Chiesa ci imputa “gravi errori”, cavilla e ricama su quanto da noi scritto. In nome dei “fatti” (così li chiama), rivendica per sé e per il suo partito un’oggettività di cui ha una visione del tutto… soggettiva. Il che non ci sorprende affatto, né ci scandalizza. Lo invitiamo a (ri)leggere con attenzione il nostro commento, del quale ci assumiamo pienamente la responsabilità. Su un punto Chiesa ha ragione: “I lettori meritano di essere informati correttamente e onestamente”. È proprio quel che facciamo: dando uguale spazio alle argomentazioni degli uni e degli altri (anche alle sue, quindi: vedi l’intervista pubblicata nell’edizione del 1º giugno, così come questa sua replica); ed esprimendo il nostro pensiero – senza preconcetti di sorta – laddove va fatto, ossia in sede di commento.

Stefano Guerra