La legge sul clima sulla quale voteremo il 18 giugno è sostenuta dalla maggioranza del parlamento. Solo l'Udc (e la Lega in Ticino) ne fanno una battaglia politica con l'evidente scopo di lanciare la volata per le elezioni federali di ottobre. C'è alla base della loro opposizione un malcelato negazionismo sulla questione climatica (“Non è vero che siamo sull'orlo dell'abisso”) o almeno una banalizzazione del fenomeno. La legge in votazione vuole ottenere la neutralità climatica entro il 2050, riducendo fortemente la dipendenza dalle importazioni di gas e petrolio, principali vettori di emissioni di CO2 e sempre più elementi di speculazione sui mercati finanziari. L'invasione russa in Ucraina ha acuito il problema, che tocchiamo con mano ogni mese, pagando le bollette o guardando i prezzi della benzina ai distributori. Per sottrarsi a questi giochi malsani la legge sul clima prevede incentivi ad aziende e proprietari di case per sostituire i sistemi di riscaldamento a gas e a petrolio. Si tratta anche di aumentare la sicurezza energetica e le energie rinnovabili sono un toccasana: hanno un forte potenziale non ancora sfruttato e producono lavoro e investimenti in Svizzera. Al di là delle cifre e degli studi – le trovate in ogni buon testo sul tema – credo che in questa fase conti soprattutto la volontà e questa legge è un ottimo elemento per dare alla Svizzera una serie di vantaggi immediati (rapida riduzione delle emissioni da gas e petrolio, spinta all'innovazione, risparmio sulle fatture per le famiglie) e a medio-lungo termine (riduzione della dipendenza dai grandi giochi della finanza mondiale). Non ci possono essere dubbi, questa legge s'ha da fare e nessun bravo manzoniano potrà trasformarci in tremanti Don Abbondio.