L’abolizione dell’imposta preventiva che ci troveremo a dover votare il prossimo 25 settembre è totalmente insensata ma, purtroppo, la maggioranza borghese in parlamento è di un altro avviso. Le attuali circostanze sociali, economiche e politiche non prospettano un miglioramento nella condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Anzi, la continua crisi energetica, l’inflazione e la crisi climatica lasciano poche speranze al futuro. Cerchiamo, però, di non tirarci la zappa sui piedi da soli. La maggior parte dei problemi che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni, infatti, hanno radici sia nelle circostanze storiche sia nei problemi strutturali della "macchina del capitalismo". Quest’ultima, con il tempo, sta mettendo in luce tutti i difetti intrinsechi e le recenti politiche fiscali ne hanno dato dimostrazione. Il taglio di quest’imposta che, ricordo, sarà a unico beneficio di grandi investitori stranieri, si tradurrà in una riduzione delle entrate della Confederazione e, di conseguenza, in tagli ai servizi pubblici. Quindi, quando per un’altra volta il 99% della popolazione è costretto a tirare la cinghia, la maggioranza borghese punta a tutelare soltanto chi i soldi li ha. Senza contare che, in questo modo, si toglie un importante strumento per ridurre l’evasione fiscale. Infatti, l’imposta preventiva è uno strumento decisamente più utile e sicuro dei controlli, costituendo una soluzione non solo più pratica ma anche più efficace. La direzione verso cui la politica fiscale svizzera dovrebbe andare, è quella di un equa distribuzione della ricchezza all’interno della popolazione e una maggior tassazione dei redditi da capitale e dei super ricchi. Diciamo No a un ennesimo sconto concesso solo a chi non ne ha bisogno!