Se girando per la Svizzera si chiede alle persone quali sono i problemi più urgenti da affrontare, le risposte sono molteplici: l’inflazione, la crisi climatica, l’incertezza energetica, i premi cassa malati, oppure ancora la precarizzazione del mercato del lavoro. Ciò che sicuramente nessuno risponderà mai è "la sottocapitalizzazione del mercato di capitale straniero". Eppure è proprio questo il pretesto utilizzato dalle lobby economiche per abolire l’imposta preventiva, affinché possa essere finalmente garantita, a detta loro, una maggior crescita del settore finanziario elvetico. Ma che cosa è questa imposta preventiva su cui voteremo il 25 settembre? L’imposta preventiva non è una vera imposta, bensì un meccanismo di sicurezza per contenere l’evasione fiscale. Chi percepisce redditi da capitale, fra cui interessi o dividendi, non riceve l’intero importo dall’azienda di cui ha comprato obbligazioni, ma unicamente il 65%. Il restante 35% viene versato dalle aziende in questione direttamente all’amministrazione federale delle contribuzioni. Avvenuta la corretta dichiarazione delle imposte, il 35% trattenuto viene restituito. Chi è onesto non paga quindi l’imposta preventiva. Nonostante ciò ogni anno la Confederazione incassa 5 miliardi di franchi dall’imposta preventiva: questo significa che, pur con questo meccanismo di sicurezza, molte persone non dichiarano correttamente i propri redditi da capitale.
La risposta logica sarebbe quindi di rafforzare questo meccanismo e introdurre altre misure di lotta all’evasione fiscale, ma il parlamento ha deciso di fare esattamente l’opposto: con l’attuale progetto di legge per l’abolizione dell’imposta preventiva sulle obbligazioni si incoraggia la criminalità fiscale, con il pretesto di dover finalmente sostenere la nostra "povera" piazza finanziaria.
Quello che potrebbe sembrare uno scherzo di cattivo gusto, è parte della strategia fiscale perseguita da anni da Plr, Udc e Il Centro: introdurre continuamente nuovi privilegi per i grandi capitali, mentre la pressione fiscale sul ceto medio aumenta e bisogna tagliare la spesa pubblica. Anche questa volta sarà così: mentre il cittadino comune dovrà continuare a pagare l’imposta preventiva sul proprio conto di risparmio, i gestori patrimoniali disonesti e gli oligarchi potranno evadere più facilmente il fisco. Un sonoro schiaffo ai contribuenti onesti.
Ancora una volta verranno a mancare centinaia di milioni nelle casse pubbliche, soldi che servirebbero per affrontare le vere sfide della Svizzera. Diciamo quindi No all’abolizione dell’imposta preventiva! No all’ennesima fregatura fiscale!