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Il Mendrisiotto arso dalla sete

Siamo nell’ultima decina di luglio. Un caldo così torrido non lo si è visto mai. Tutti i prati sono rossi e presentano chiazze nere bruciate. Perfino le male erbe che infestavano i prati non ci sono più. Le colture quali il mais sono lì ferme intorpidite dalla siccità e a poco a poco stanno ingiallendo. I fiumi del distretto sono ridotti a rigagnoli e i pochi pesci si sono rifugiati nei pozzi dove l’acqua è ancora presente. Siamo nel Mendrisiotto o in Africa? Questa è la domanda che tutta la gente si pone in questo periodo di gran secco e di intenso calore. La colonnina di mercurio segna costantemente 34/35 gradi all’ombra di giorno e di notte rimane a 24 gradi. La maggior parte della gente si chiude in casa e non esce nemmeno alla sera. Molte famiglie dispongono del condizionatore d’aria e preferiscono restare al fresco. Gli orti sono sofferenti e se non vengono innaffiati presto cesseranno di dare frutti. Anche la vigna ha bisogno d’acqua! Non parliamo dello stato pietoso della fauna. Gli uccelli li trovi all’ombra con le ali aperte e il becco pure, e soffrono tremendamente. L’aurora, che in questo mese era piena di canti degli uccelli, è quasi muta, solo rotta dal gracchiare delle cornacchie: per loro è un periodo buono in quanto si cibano di animali morti causa il gran caldo. Chi ha un giardino esponga un contenitore colmo di acqua per dissetare questi poveri uccelli. L’acqua è scarsa e bisogna fare attenzione a come viene adoperata per garantire un suo uso a tutta la popolazione. Sta di fatto che con questa siccità che dura dall’inverno sino ad oggi, le falde freatiche si sono abbassate di molti centimetri. Una siccità come quella che stiamo vivendo non si è mai registrata qui nel Mendrisiotto. È colpa del cambiamento climatico? Penso proprio di sì, e sono le prime avvisaglie che devono farci riflettere e trovare subito delle soluzioni. Per prima cosa, subito e senza perdere tempo, realizzare l’acquedotto a lago. Pensate, se ne parla dal 1974. D’accordo, la politica ha i suoi tempi, ma sono passati 50 anni e non è ancora in funzione. Non dobbiamo più scialacquare un bene prezioso e insostituibile come l’acqua. L’agricoltura dovrà raccogliere in appositi siti l’acqua che proviene dalle precipitazioni, per adoperarla in momenti di siccità che diventeranno consuetudine.

Cari abitanti del Mendrisiotto, siamo l’ultimo lembo di terra elvetica prima della Pianura Padana, e soffriamo come i nostri vicini lombardi. Anche il resto del Ticino soffre, ma registra qualche precipitazione in più, che attenua il gran caldo e dà un po’ di vita ai prati e ai campi. Malgrado gli abitanti di Riva S. Vitale si siano recati in processione a Uggiate Trevano per implorare l’acqua, questa purtroppo non è arrivata.

Speriamo in un mese d’agosto ricco di quei bei temporali che oltre a sanare la situazione di siccità, portano seco un po’ di frescura per tutta la gente che oggi sta soffrendo.