I dibattiti

L’università non è un’azienda

La fine del mandato di rettore Usi di Boas Erez rivela le carenze di un Consiglio universitario che segue logiche esclusivamente ‘top-down’

(Ti-Press)

È da più di vent’anni che ricopro il ruolo di professore ordinario al Politecnico federale di Zurigo e all’Università della Svizzera italiana. Ho quindi il privilegio di conoscere e vivere la vita accademica e istituzionale di due organizzazioni universitarie. I recenti fatti accaduti all’Usi sono sicuramente un’occasione per riflettere su che cosa sia un’università e a quali ruoli è chiamata a rispondere all’interno della società in cui opera.

L’università, come sappiamo, è un luogo dove vengono promosse e dibattute attività di ricerca scientifica, dove attraverso queste attività di ricerca si produce conoscenza che viene a sua volta diffusa attraverso l’insegnamento e le attività nella società civile.

L’università crea quindi un bene comune fondamentale per lo sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale di una società. Per essere in grado di contribuire al sapere e al progresso l’università ha bisogno, oltre a brillanti accademici e studenti, di tre elementi fondamentali: autonomia universitaria, governance interna che coinvolge il corpo accademico e libertà accademica. Chiaramente, l’università non ha solo delle libertà ma ha anche degli obblighi, vale a dire produrre e trasmettere conoscenza rispettando determinati standard accademici e quadri legislativi.

Molte università europee, tra le quali l’Usi, sono caratterizzate da un’ampia autonomia universitaria e sono organizzate con un organo di sorveglianza, chiamato Consiglio universitario, un rettore e un rettorato con funzioni di rappresentanza, amministrazione e pianificazione della ricerca e dell’insegnamento dell’università e un senato. Quest’ultimo è un organo importante in un’università poiché rappresenta il corpo accademico, amministrativo e studentesco e ha il compito di esprimersi principalmente su questioni accademiche relative agli insegnamenti e alla nomina del corpo accademico ma anche di prendere posizione su temi importanti e di interesse generale per l’università, come ad esempio la scelta e la valutazione dell’operato del rettore e del rettorato.

La vicenda legata alla fine anticipata del mandato dell’attuale rettore dell’Usi, il prof. Boas Erez, mostra a mio avviso una carenza da parte del Consiglio universitario di coinvolgere il senato e il corpo accademico in decisioni importanti per l’Usi. Si è deciso di privilegiare una logica decisionale esclusivamente top-down, direi piuttosto simile a quella di un Consiglio di amministrazione di un’azienda.

L’università non è un’azienda e i Consigli universitari non sono dei Consigli di amministrazione. L’università è un’organizzazione non-profit animata da persone interessate a produrre e ad apprendere conoscenza e con una logica bottom-up nell’affrontare le decisioni importanti. Questa logica è importante per garantire gli spazi di libertà accademica, vale a dire la libertà di insegnare, fare ricerca e dibattere senza interferenze istituzionali o pressioni pubbliche e politiche.