All’inizio del corrente secolo, in un documento dell’Associazione per la Scuola Pubblica del Cantone e dei Comuni si poteva leggere: "Il processo in atto, di risparmi statali che mettono in difficoltà diverse componenti della scuola, e precisamente allievi, famiglie, docenti, istituti e Comuni, si svolge proprio mentre è più che mai forte la necessità per il mondo della scuola di far fronte a nuove esigenze e nuove richieste. Non può, per esempio, essere frenata l’esigenza di potenziare e d’innovare, che è insita nella natura stessa della scuola, deve essere considerata in ogni suo ordine e deve potersi estendere a ordinamenti, strutture, mezzi e modi dell’insegnamento. Non possono neppure essere trascurati bisogni specifici, sia tradizionali come biblioteche, laboratori, uscite culturali, attività artistiche e sportive, sia emergenti e di ordine più sociale, come mense, studio assistito, doposcuola ecc.".
Era quello un periodo caratterizzato da disavanzi nei conti pubblici, ma anche da generosi sgravi fiscali a favore dei ceti più abbienti. Le misure di risparmio, opportunamente definite tagli da chi le subiva, colpirono, assieme alla scuola, un po’ tutti i settori del servizio pubblico. Parallelamente ci fu pure il tentativo d’introdurre un sostegno pubblico alle scuole private, poi spazzato via in votazione popolare. Lo scenario evocato all’inizio potrebbe ripresentarsi qualora venisse approvato il "decreto Morisoli" con cui si pretende che il Cantone raggiunga il pareggio di bilancio entro il 2025, operando essenzialmente sulle uscite.
Da una parte saremmo confrontati con una serie di misure, spesso non referendabili, che cumulate inciderebbero in modo significativo sulla qualità del servizio pubblico. Ma soprattutto troverebbero ostacoli insormontabili le varie iniziative per riforme aventi come scopo di migliorare la qualità dell’insegnamento e l’incremento dei servizi parascolastici. Proprio come vent’anni fa! E se ciò non bastasse, gli stessi esponenti della destra neoliberista nostrana, promotori del decreto, hanno già depositato alcune iniziative parlamentari che, accomunate dal sottotitolo "la scuola che vogliamo", mettono seriamente in pericolo i principi della scuola pubblica. Tra questi non poteva mancare un nuovo tentativo di sostegno alle scuole private che loro definiscono con palese contraddizione "pubbliche non statali".
È questo solo uno dei tanti motivi per cui bisogna votare un convinto No al decreto.