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Fondazione Epper: mai dire mai

Presentando la nuova sede della Fondazione Epper, già nella bella proprietà di via Albarelle 14 in quel di Ascona, ora relegata in «alcuni spazi» di un immobile del centro storico del borgo di proprietà della Fondazione Gérard, ceduti alla Epper per la bella cifra di 1’400’000 fr., il vicesindaco Maurizio Checchi, patron della prima, nonché membro della seconda, ha preteso vantare – cito dal servizio di Serse Forni apparso nella ‘Regione’ dell’11 aprile scorso – che «le sentenze che nei vari gradi hanno pienamente e senza ombra di dubbio confermato la bontà e l’onestà dell’agire di questo Consiglio di Fondazione» garantirebbero la trasparenza del negozio (una vendita a dir poco birbona). Nelle sentenze cui allude e in particolare in quella del Tribunale d’Appello (20.8.2021) è stata negata, è vero, ai pronipoti di Mischa Epper la legittimità a ricorrere contro la legalità della manipolazione apportata alle volontà testamentarie di Mischa Epper. Sennonché i giudici della prima camera civile del Tribunale non sono entrati nel merito dell’operazione e pertanto le affermazioni di Checchi sopra riferite sono del tutto arbitrarie, palesemente fuorvianti.

In apertura al servizio Forni ricorda i «timori» nutriti dai contrari a quella vendita sciagurata, vendita contro la quale una petizione promossa da alcuni cittadini aveva raccolto oltre 1’500 firme. Ebbene, mi sia concesso rammentare al redattore della pagina della cronaca locarnese che sulla proprietà ormai ex Epper non grava alcun vincolo conservativo, e che anzi nell’ambito di altro servizio sulla vicenda (23.5.2020), il vicesindaco Checchi garantiva (ovviamente agli interessati all’acquisto) che con lo stralcio dalle volontà testamentarie di Mischa Epper del vincolo dell’ubicazione della Fondazione «nella casa Epper» (sostituito con un generico «nella sede») su quel bene veniva così tolto «l’ostacolo maggiore» alla vendita. Non solo, ad affare concluso, precisava, non sono stati posti neppure «vincoli storico-architettonici» e che quindi la conservazione del bene sarebbe dipesa unicamente dai nuovi proprietari, affermazioni, ribadiva in un ennesimo intervento sullo stesso giornale (23.2.2021), che il Municipio asconese «dal canto suo» confermava, comunicando all’Ufficio dei beni culturali la propria «intenzione di non proteggere l’ex museo» quale bene da tutelare. «Alla faccia» di chi vorrebbe farsi garante della «bontà» e «onestà» del negozio replicherò che per il comune cittadino mai dire mai sia sempre preferibile. Del resto non è forse vero che nel 1997 la società alberghiera confinante ci aveva già provato, intendo ad acquisire la proprietà Epper per farne un posteggio per i suoi clienti, quella volta però senza successo?