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Ascona, il Museo Epper rinasce con la nuova sede

Presentate alle autorità e al pubblico le sale espositive, ma anche l’archivio e la biblioteca

Maurizio Checchi, il sindaco di Ascona Luca Pissoglio e Dalmazio Ambrosioni
11 aprile 2022
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Aveva suscitato un coro di proteste la vendita al vicino albergo Eden Roc della casa in via Albarelle ad Ascona, che fu dei coniugi Mischa e Ignaz Epper, trasformata in museo nel 1980 per volontà testamentaria. I timori di chi si opponeva alla transazione erano diversi: primo fra tutti l’eventuale demolizione della villetta e lo smantellamento del giardino, per far posto a un centro benessere o ad altri spazi riservati esclusivamente agli ospiti dell’hotel. Senza dimenticare la perdita della sede ricca di storia e per decenni luogo di cultura e d’incontro.

Ora il passaggio di proprietà è cosa fatta. Sabato scorso la Fondazione Epper, guidata dal presidente Maurizio Checchi, ha presentato al pubblico e alla autorità la nuova sede del museo in via Carrà dei Nasi 1, nel nucleo storico del borgo.

Un palazzo patriziale su tre piani, recentemente riattato, che ospita anche la Fondazione Rolf Gérard. L’inaugurazione, ha specificato Checchi, giunge «dopo il trasferimento dalla precedente sede storica e le ben note vicende in cui come Fondazione siamo stati coinvolti. Ben note, e inequivocabili, sono anche le sentenze che nei vari gradi hanno pienamente e senza ombra di dubbio confermato la bontà e l’onestà dell’agire di questo Consiglio di Fondazione. Esse ci hanno dato ragione, permettendo di fugare ogni dubbio e di poter continuare a lavorare per il bene di questa Fondazione».

Per Checchi, l’apertura della mostra "Luoghi e sguardi" «rappresenta un importante punto di arrivo, ma soprattutto di partenza per un nuovo capitolo della pluridecennale storia della Fondazione, custode delle opere dei geniali coniugi Ignaz e Mischa, i quali, con il loro lascito, hanno arricchito il già importante panorama culturale asconese».

Quello che mancava...

Con Diana Mirolo, curatrice e conservatrice del museo, abbiamo visitato gli spazi normalmente chiusi al pubblico. Al piano terreno dello stabile ci sono i locali della collezione Rolf Gérard (1909-2011), scenografo, costumista e pittore. Al primo piano, invece, si succedono le sale espositive. Mentre al secondo piano trova sede la Fondazione Epper con uffici e stanze dedicate all’archivio delle opere: «I cassetti in cui raccogliamo la collezione, e quindi dove conserviamo questo importante patrimonio culturale, sono 120 – ha spiegato –. Ora sono facilmente agibili e la consultazione è semplificata. Nello stabile in via Albarelle la situazione era di certo meno agevole. Inoltre, finalmente, disponiamo di una biblioteca che raccoglie i volumi degli Epper. Anche in questo caso, su appuntamento, possono essere consultati da studiosi d’arte e ricercatori». L’obiettivo è pure la valorizzazione della collezione: «Attualmente 31 opere sono "fuori", prestate per diverse mostre».

E per quanto riguarda la sede in via Albarelle, ceduta per una cifra a sei zeri? «È stata ripristinata con cura e buon gusto dai nuovi proprietari – ha affermato Checchi –. La casa è stata riportata alla bellezza originale, alla faccia di chi paventava una demolizione e la costruzione di un centro wellness per facoltosi turisti». Va detto che l’Eden Roc nell’ex museo ospiterà eventi aperti al pubblico.

‘Luoghi e sguardi’

Un accenno, infine, alla mostra "Luoghi e sguardi", aperta sabato e visitabile fino al prossimo 30 ottobre (mercoledì-domenica, 14-17). «L’esposizione si annuncia all’ingresso della nuova sede, per poi dispiegarsi nelle tre sale, che permettono di delineare lo sviluppo di un percorso che tocca i caratteri essenziali della produzione dell’artista – ha affermato il critico d’arte Dalmazio Ambrosioni, nella sua presentazione –. Si apre con il celebre dipinto a olio Coppia al tavolo (Paar am Tisch) del 1921 per proseguire con la serie degli interni, dei ritratti e autoritratti, con il mondo delle relazioni sociali e della realtà esterna, umana e paesaggistica. Emergono accenni persino toccanti per quanto riguarda le vedute del lago, di Ascona e di villaggi del Locarnese, grazie a una raffinata serie di acquarelli con i quali l’artista ribadisce il profondo, affettuoso rapporto di con i luoghi in cui ha deciso di trascorrere la maggior parte della propria vita. Gli stessi acquerelli rappresentano uno dei periodi più sereni nella produzione di Ignaz Epper, una sorta di regalo vicendevole tra l’artista e il Locarnese e la conferma che proprio nel paesaggio asconese l’artista ha trovato un motivo di sollievo all’interno della complessiva visione pessimistica della realtà umana. Il suo soggiorno è stato allietato dalla dimensione umana e paesaggistica di questo territorio che tanto ha amato. Addirittura con un accenno di delicata poesia là dove lo sguardo dell’artista si posa sulla natura e sui luoghi, e in particolare su Ascona vista dall’alto, come planando sui tetti e i campanili quasi per dispensare una leggera carezza. Cosicché, e ancor più in tempi tormentati come quello che stiamo vivendo, emerge nell’opera di Ignaz Epper un valore intrinseco e non sempre sufficientemente rilevato, che Harald Szeemann ha esemplarmente definito come il "desiderio di donare più pace al mondo attraverso l’arte della sua anima tormentata"».