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Una sfida al buon senso

(Ti-press)

Il filosofo americano Ralph Emerson sosteneva che “il buon senso è raro quanto il genio”. La quotidianità ci offre svariate conferme di quella diagnosi, tanto da farla sembrare quasi troppo ottimistica. Tra le proposte che sfidano il buon senso, si inserisce quella del Partito socialista – fresca come una rosa– di aumentare le imposte cantonali del 3% a partire da quest’anno. A sostegno di questa proposta, contenuta nel rapporto di minoranza sul preventivo 2022, i socialisti invocano la necessità di riequilibrare i conti pubblici messi sotto pressione dalla pandemia. La proposta è sorprendente per almeno due motivi: (1) il deficit cantonale previsto per il 2022 è probabilmente sovrastimato e comunque non è tale da giustificare il panico; (2) i socialisti – un po’ per indole, un po’ per convinzione – non hanno mai avuto il culto delle finanze sane e in alcuni casi si sono fatti un punto d’onore di dissestarle. Ancora più sorprendente è che l’aumento delle imposte (45 milioni di franchi in più all’anno) non verrebbe destinato a nuovi investimenti o a nuove prestazioni pubbliche, ma unicamente ad abbellire i conti cantonali. La popolazione e le imprese dovrebbero quindi pagare più imposte solo per appagare l’inedita “sbandata” dei socialisti per il rigore finanziario. I socialisti, quando si tratta di combattere gli sgravi fiscali, usano generalmente l’argomento secondo cui per le famiglie del ceto medio gli sgravi corrispondo “solo a una pizza in più all’anno”. Immagino che ora l’argomento sarà che un aumento delle imposte del 3% corrisponde “solo a una pizza in meno all’anno”. Ora, tralasciando questo curioso disprezzo per le uscite gastronomiche in famiglia, un aumento del 3% delle imposte, a dipendenza dei casi, può pesare ben di più di una “pizza all’anno”. Per una persona singola con un imponibile di 80’000 franchi – non propriamente uno sceicco – l’aggravio sarebbe p. es. di circa 200 franchi. Al di là degli aspetti di dettaglio, mi sembra che l’attuale contesto socioeconomico consigli un minimo di prudenza. In assenza di un quadro preciso sull’effettivo impatto della pandemia sulla nostra economia e sui bisogni sociali, sarebbe irresponsabile avventurarsi in misure che peggiorerebbero la situazione finanziaria della maggior parte dei ticinesi e la già scarsa attrattiva fiscale del nostro Cantone. Insomma, lo stesso buon senso che consiglia di evitare misure di austerità (p. es. tagli nella socialità) in tempo di pandemia, suggerisce pure di non zavorrare persone, famiglie e aziende con aumenti di imposte o nuove tasse. Sarebbe inoltre un pessimo segnale se la politica introducesse il principio secondo cui le crisi si risolvono unicamente con aumenti d’imposte; la popolazione sarebbe in effetti colpita due volte, la prima dalle conseguenze della pandemia, la seconda dall’aumento delle imposte cantonali. Confido che al momento di votare sul Preventivo 2022 la maggioranza del Gran Consiglio saprà confermare l’approccio equilibrato e responsabile di questi ultimi due anni.