I socialisti presentano le loro proposte, a livello federale e cantonale, per contrastare il carovita. Durisch: oggi i colpiti sono soprattutto i fragili
Adeguare il salario minimo legale e i salari dei dipendenti pubblici al carovita, e con loro gli aiuti sociali come l’assistenza, tutto ciò che è compreso sotto il cappello della Legge sull’armonizzazione delle prestazioni sociali, gli aiuti allo studio e i sussidi di cassa malati. Non solo, per quanto concerne il trasporto pubblico si chiede – con l’aiuto di Banca Stato sulla scorta di quanto fatto con l’iniziativa ‘Vivi il tuo Ticino’ – uno sconto del 10% sull’abbonamento Arcobaleno per un anno.
È un’offensiva con tutti i crismi quella messa in campo dal Partito socialista per combattere le conseguenze dell’aumento dell’inflazione e il relativo calo del potere d’acquisto. Un calo «netto soprattutto per il ceto medio e medio-basso», spiega in conferenza stampa la copresidente Laura Riget. Da qui il bisogno di misure «urgenti e concrete», da parte di «uno Stato consapevole e presente, capace di intervenire con politiche mirate per garantire al Paese coesione e stabilità sociale».
Un’offensiva che non è solo cantonale. È la consigliera agli Stati socialista Marina Carobbio, infatti, a ricordare quanto già presentato dal gruppo del Ps alle Camere federali. Partendo dalla decisione di opporsi agli sgravi sulla benzina chiesti dalla maggioranza borghese, Udc in testa. Decisione che Carobbio sottolinea esser stata presa perché «questi sgravi non avrebbero soddisfatto gli interessi della popolazione, in Germania hanno preso questa strada ma non sta portando i risultati sperati». Considerando 35 centesimi al litro di sgravio, «nelle casse pubbliche sarebbero mancati 2 miliardi di franchi». Ebbene, per il Ps – afferma ancora Carobbio – «questi soldi sarebbe meglio investirli in un assegno federale, una tantum, di almeno 300 franchi per adulto e 150 per bambino». Insomma, una famiglia con due figli riceverebbe 900 franchi di aiuti diretti: «Dalle nostre stime, fatte a livello federale, un aiuto più efficace degli sgravi sulla benzina e che sarebbe destinato a circa l’80% della popolazione».
Sempre a livello federale, a far paura – e molta – sono i prospettati aumenti dei premi di cassa malati, che in Ticino potrebbero arrivare fino al 9/10%. E quindi, in casa socialista, l’idea è «chiedere un decreto federale urgente per aumentare del 30% il contributo federale alla riduzione dei premi individuali per l’anno 2023». Urgente, appunto. Infatti, il tutto verosimilmente sarà discusso nella sessione straordinaria delle Camere federali chiesta e ottenuta sul tema a settembre. Assieme all’altro grande tema centrale, la questione dell’adeguamento ai rincari di Avs e Ai. Senza questa correzione, il rischio «è che i pensionati perderebbero anche mille franchi l’anno».
Tornando a quanto presto, attraverso atti parlamentari «dettagliati e precisi nelle richieste», farà il Ps cantonale, si arriva anche al ‘corpus’ di questo rialzo. Di quanto sarà? È il capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch a sottolineare che «le soglie d’intervento della politica famigliare e il forfait minimo dell’assistenza dovrebbero già venir adeguati al carovita, e quindi aumentare del 3,4%. Visto che però il rincaro per le persone più fragili è superiore all’aumento dell’indice dei prezzi al consumo, chiediamo di aumentare queste soglie al carovita effettivo per gli stipendi bassi: il 7%». Anche perché, riprende Durisch, «l’inflazione, come attesta uno studio di Bruegel, incide in maniera molto più forte sui redditi bassi».
Fissato al carovita, quindi del 3,4%, è l’aumento richiesto del salario minimo: «Da subito, anche per le tappe intermedie». Un aumento che «il governo sembra non voler concedere», annota Durisch. Ma è lo stesso Consiglio di Stato che «come previsto dall’articolo 5 della Legge sugli stipendi degli impiegati dello Stato e dei docenti dovrà adeguare i salari dei propri dipendenti, così come dovranno farlo gli Enti pubblici e parapubblici con i dipendenti che sottostanno alla Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti o a contratti collettivi di lavoro». Auspicando che di conseguenza questi aumenti arrivino anche nel privato. E, stentoreo, avverte: «Se il Consiglio di Stato non adeguerà automaticamente i salari, noi non voteremo il Preventivo 2023».
Per quanto concerne la politica sociale, si diceva, la richiesta è di «adeguare al rincaro tutte le misure sociali, di politica famigliare e gli aiuti allo studio» con gli importi dell’assistenza che, però, per il periodo 2022/2023 devono essere aumentati del 7%. E sempre del 7% devono essere adeguate, per i socialisti, «le soglie d’intervento previste dalla Laps. Come per i sussidi di cassa malati. Oggi, è l’esempio portato da Durisch, «una persona sola con un reddito lordo di 3mila franchi non riceve alcun sussidio, pur pagando 6mila franchi di premi l’anno. Aumentando del 7% le soglie Laps questa persona potrebbe ottenere 600 franchi di sussidio». Sempre in tema casse malati, «occorre aumentare pure la percentuale di partecipazione del Cantone ai premi: attualmente è al 75%, chiediamo di alzarla al 77,5% in modo da non aumentare la quota parte dell’assicurato».
Il capitolo dei costi vede andare Carobbio e Durisch all’unisono. Il concetto è chiaro: «Basta con gli sgravi fiscali per i ricchi, e rinunciare a progetti come una riforma fiscale a favore di chi oggi è già benestante». Considerato un aumento del 3,4% il costo delle proposte socialiste è di 14,7 milioni; considerato del 7%, invece, il costo lievita a 19,2 milioni. Troppo, in tempi di attuazione del Decreto Morisoli votato dal popolo? Sì e no, «perché il costo netto grazie a maggiori sussidi federali e Banca Stato sarebbe di 3,3 milioni di franchi. Davvero sostenibile».
Le due proposte a livello federale sono state presentate assieme al Centro. E Marina Carobbio coglie la palla al balzo per affermare che «sarebbe molto positivo che anche in Ticino le forze politiche trovassero un accordo su problemi concreti che meritano risposte urgenti». Detto da una consigliera agli Stati ha sicuramente un peso. Detto da chi è sulla bocca di molti per essere il nome di punta dei socialisti nella corsa al Consiglio di Stato dell’anno prossimo fa ampliare la prospettiva.
La reazione del presidente del Plr Alessandro Speziali, raccolta da ‘laRegione’, parte dalla minaccia di non votare il Preventivo 2023: «Suona più come un arrembaggio elettorale, perché non votare il Preventivo blocca tutta la macchina dello Stato. E invece il Cantone dobbiamo spingerlo avanti al doppio della velocità». Più in generale, per Speziali le proposte del Ps «hanno il pregio evidente di toccare uno dei temi principali in campo, il potere d’acquisto. Però si ricorre a degli aiuti un po’ a innaffiatoio, indipendentemente dal settore, e rischiano di mancare in efficacia perché non sono mirati». Bene, però, «capire insieme come rendere più accessibile l’abbonamento Arcobaleno».
Ma le note positive rischiano di fermarsi qui, perché ad esempio sull’aumento del salario minimo legale è pollice verso: «Abbiamo visto che non è uno strumento che salverà il mercato del lavoro e che aiuta soprattutto i frontalieri, la proposta è aumentarlo e tutto d’un botto?». L’inflazione va combattuta «perché le bollette aumentano, ma queste proposte aumentano il rischio di spingere sul debito, e il debito sarà la bolletta del futuro su famiglie e imprese». Posto che «si può riflettere su come rendere meno costosi beni e servizi, ma la politica a volte va in cortocircuito perché da un lato si vuole un mondo meno caro, dall’altro si inseriscono meccanismi che rendono tutto più caro. Noi del Plr ci opponiamo a questa logica».
E sulle proposte a livello federale, continua Speziali, «sarei stato più coraggioso e avrei toccato le tasse sulla benzina». Sui costi della salute, dopo aver ricordato l’iniziativa Plr per aumentare la deducibilità dei premi di cassa malati, il presidente liberale radicale afferma che «bisogna lavorare sul contenimento dei costi della salute, e una buona volta agire seriamente sulle riserve delle casse malati».
«Su alcune misure proposte a livello federale dai socialisti siamo d’accordo, avendole proposte anche Il Centro, che peraltro, ricordo, ha chiesto anche una sessione speciale delle Camere proprio sul tema del potere d’acquisto. Mi riferisco all’adeguamento delle rendite Avs-Ai al rincaro e all’aumento del 30 per cento del contributo federale, almeno per il 2023, alla riduzione dei premi di cassa malati», afferma il capogruppo in Gran Consiglio del Centro (Ppd) Maurizio Agustoni. È sulle misure sul piano cantonale che i punti di vista divergono. «Quelle suggerite dal Ps sono in parte o contenute già nelle leggi vigenti o di competenza del Consiglio di Stato e non del parlamento – rileva Agustoni –. Alludo da un lato agli adeguamenti delle prestazioni socio-sanitarie e dall’altro all’adeguamento dei salari dei dipendenti pubblici al rincaro, la cui applicazione concreta spetta appunto al governo dopo essersi confrontato con le parti sociali. Al limite il Gran Consiglio può intervenire nel momento in cui esamina e discute il Preventivo confezionato dall’Esecutivo, valutando se una compensazione integrale del rincaro sia sostenibile o no per le finanze cantonali».
Detto questo, il capogruppo del Centro (Ppd), considera il piano approntato dai socialisti «un po’ parziale, nel senso che si occupa dei funzionari e di chi beneficia già di sussidi, ma trascura completamente il ceto medio che non lavora per lo Stato». Quali allora le vostre proposte per contenere al massimo i contraccolpi dei rincari sul potere d’acquisto? «Per quanto ci riguarda, la misura più immediata che noi mettiamo sul tavolo – evidenzia Agustoni – potranno approvarla i cittadini in occasione della votazione popolare del 30 ottobre, accogliendo la nostra iniziativa per la riduzione dell’imposta di circolazione. Per una famiglia del ceto medio che ha due auto, perché devono lavorare in due, si tradurrebbe in uno sgravio, e dunque in un risparmio, di alcune centinaia di franchi già dall’anno prossimo. Abbiamo inoltre proposto – aggiunge il parlamentare – degli sgravi fiscali mirati, per il ceto medio, che ci aspettiamo vengano presi in considerazione nell’ambito della riforma generale della legge cantonale tributaria, riforma oggetto di un messaggio del Consiglio di Stato che dovrebbe essere imminente. Se le cose dovessero procedere celermente in governo e in Gran Consiglio, e non dovesse esserci, come auspicabile, alcun referendum, questi sgravi mirati potrebbero esplicare i loro effetti già dall’anno prossimo».
Anche voi, come il Ps, auspicate che nel settore privato vi sia un adeguamento al carovita? «In un mondo ideale – sostiene Agustoni – è la speranza di tutti. Nel mondo reale non può che essere, appunto, un auspicio. Saranno infatti le aziende che a dipendenza anche della loro situazione verificheranno con i sindacati se vi siano spazi per adeguare gli stipendi».
Sgravi dunque, per lasciare, leitmotiv non nuovo, più soldi nelle tasche dei cittadini. «A una prima lettura – commenta la vicecapogruppo della Lega Sabrina Aldi – le misure indicate dal Ps a livello federale possono essere anche condivise, in termini generali. Mentre mi lasciano tendenzialmente scettica quelle proposte dai socialisti a livello cantonale, come l’aumento dello stipendio degli impiegati statali e l’aumento sistematico di tutti gli aiuti. Ritengo che questo non sia l’approccio corretto. Secondo me, bisogna agire a livello fiscale con degli sgravi, che toccano un po’ tutti i cittadini. Oltre alla riduzione dell’imposta di circolazione su cui si voterà presto, ricordo quindi l’iniziativa popolare che la Lega lancerà alla fine di questo mese per la deducibilità totale dalle imposte dei premi di cassa malati pagati, così come ricordo la petizione del movimento giovanile della Lega che chiede una riduzione delle tasse sulla benzina. Misure che se attuate andranno a favore di tutti i cittadini».