I dibattiti

‘Tutti per uno, uno per tutti’

Il motto di D’Artagnan è attuale ancora oggi per affrontare con ottimismo l’anno che è appena iniziato

Nicola Pini
(Ti-Press)

Rieccoci all’inizio di un nuovo anno, anche se – forse mai come quest’anno – nessuno si sente di aver realmente voltato pagina. Non solo il 2021 non è stato l’anno della prospettata ripartenza dopo la pandemia, ma la curva dei contagi ci riporta oggi ai piedi della scala, e questo 2022 inizia col sapore di un film che abbiamo già visto, e che non ci è piaciuto. Un film fatto di disinfettante, mascherine, quarantene, distanziamento sociale, contrasti e incertezze economiche. Poca la voglia di fare bilanci, di lanciarsi in buoni propositi o arditi slanci di ottimismo. Eppure, come ha scritto il regista Guillermo del Toro, è proprio questo il momento di crederci: “L’ottimismo è la scelta radicale. È la scelta difficile, quella coraggiosa. Ed è più che mai necessaria ora, di fronte alla disperazione, così come un’automobile è più utile quando devi percorrere una distanza, altrimenti è solo un grosso e fermo oggetto in garage (...) L’ottimismo è il nostro istinto di inspirare mentre stiamo soffocando. L’ottimismo non è fuori moda, è ribelle e audace e vitale”.

Ma come essere ottimisti oggi? Forse guardandosi attorno e scorgendo i fiori spuntati nell’asfalto della pandemia. Inizio da Marlene, docente che ha colto il lockdown per lanciare una piattaforma per genitori in cerca di aiuto. E poi c’è Franca, esercente che senza alcun clamore ogni sera alla chiusura dona pane e torte alla mensa per bisognosi, ora che la richiesta è aumentata. E poi c’è il dottor Giorgio, che da alto funzionario dello Stato si ritrova oggi a fungere da faro nella notte per molte persone, e pur tradendo un po’ di stanchezza non mollerà mai, e noi con lui. O ancora l’infermiera Tanja, che sta preparando un secondo letto lontano dal marito casomai tornasse a lavorare con i pazienti Covid, perché se c’è bisogno di lei, lei ci sarà ancora. E concludo con Clino, Alma, Ennio, Ginevra, Enea e gli altri piccoli e nuovi abitanti della Terra, che nel modo più puro che ci sia esigono da noi che non cediamo allo sconforto e ci ricordano che un futuro, nonostante tante incognite, ci sarà per forza, sta a noi decidere quale.

E allora, alla porta di questo 2022, non solo fermiamoci un attimo per dire grazie a queste persone – a chi ha scelto la via dell’altruismo, a chi fa un lavoro difficile, a chi ha rinunciato a qualcosa in nome della protezione di se stesso e degli altri; o ancora a chi da due anni preferisce reagire al caos dando e non gridando – ma soprattutto proviamo a fare la nostra parte. Facciamo la nostra parte perché mai come oggi il comportamento individuale può determinare la vita degli altri, e viceversa; e per non arrendersi a una società che tende a disgregarsi, a dividersi, a individualizzarsi. E in questo è più che mai attuale il motto ‘Uno per tutti, tutti per uno’ che ritroviamo – oltre che nei romanzi storici di Alexandre Dumas sulle storie di D’Artagnan – sulla cupola di Palazzo federale e nell’affresco ottocentesco sul soffitto della sala del Gran Consiglio. Auguri quindi per questo nuovo anno ancora da scrivere, care Ticinesi e cari Ticinesi, e ‘Uno per tutti, tutti per uno’ nei nostri dialoghi, nelle nostre scelte e nelle nostre azioni, per un 2022 di libertà individuale e collettiva.