Leggeremo prossimamente le motivazioni del decreto di abbandono per la demolizione dell‘ex Macello. Ma è mai possibile un ’liberi tutti’?
L’inchiesta attorno alla demolizione di parte del centro occupato all’ex Macello ha davvero dell’inspiegabile. Si prospetta una decisione di abbandono, come se nessun intervento umano, comportante responsabilità, fosse avvenuto. Eppure c’è stato un ordine di demolizione, non solo di un tetto bensì di un edificio intero, in un momento di crisi di una sera di primavera, e nessuno è responsabile. La cosa ha dell’incredibile. Il Procuratore generale, nella sua inchiesta, ha ipotizzato sia reati intenzionali che colposi. Ma è possibile che chi ha ordinato tale demolizione, verosimilmente invocando a sproposito la clausola generale di polizia, non abbia preso intenzionalmente, senza alcuna valida giustificazione, un ordine tanto scellerato?
Leggeremo prossimamente le motivazioni, senz’altro suggestive e articolate, del decreto di abbandono. Certo è che l’intervento di un penalista creativo nel giustificare l’ingiustificabile ha dato i suoi frutti. Ma noi, al di fuori delle istituzioni, non ce la beviamo. Come cittadini, innanzitutto, speriamo che le parti lese, costituitesi accusatrici private, presentino una lista di prove da raccogliere adeguata e poi, dando per quasi scontata la reiezione di tale richiesta di assunzione di prove, presentino uno scontato reclamo alla Corte dei reclami penali e, se necessario, anche al Tribunale federale.
Eh sì, perché in Ticino bisogna avere il coraggio di andare fino in fondo, uscire dalle dinamiche di stretti legami della politica e sperare nel Tribunale federale. Forse la pratica si presta anche a un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Vedremo. Ad ogni buon conto è indispensabile non mollare, poiché il prospettato abbandono sa tanto di prevedibile e altrettanto inaccettabile. In effetti quando agiscono esseri umani, si suppone con conoscenza e volontà e quindi con dolo, è difficile, se non negando l’evidenza, riuscire a costruire delle assoluzioni. Ma allora chi ha ordinato la demolizione? Quale la motivazione di tale ordine? E soprattutto quali livelli di consenso e di informazione sono stati raggiunti?
Abbiamo in mente tutti le dichiarazioni a caldo della municipale Karin Valenzano Rossi, accompagnate da quelle del compianto sindaco Marco Borradori, che davano la colpa della demolizione alla Polizia. Da qui un solo, solo davvero, imputato. Tenevano poi a far sapere di aver avvisato telefonicamente i Municipali che erano probabilmente d’accordo con tale azione, ovvero tutti tranne Roberto Badaracco e Cristina Zanini, omettendo solo Lorenzo Quadri perché il suo consenso era dato per scontato. È insomma possibile che una demolizione così organizzata, con aziende che aspettavano siccome preallarmate, porti a un “liberi tutti”? Io non ci posso credere né da giurista, né da cittadino. Continuiamo quindi a sperare che il funerale della giustizia ticinese non sia davvero necessario…