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CO2, l’approccio deve cambiare

L’approccio globale per la gestione dell’anidride carbonica (CO2) deve cambiare. Anche alle nostre latitudini non basta più agire solo sulla riduzione delle emissioni di CO2 sperando di contribuire a un contenimento del cosiddetto effetto serra. Occorre promuovere attivamente misure di cattura e trasformazione di questo gas orientandosi verso un’economia circolare.
Un cambio di paradigma − questa è la richiesta di una mia recente mozione − che preveda un intervento diretto dell’ente pubblico visto che ci troviamo confrontati con un classico esempio di bene pubblico che la nostra società non ha saputo gestire in maniera sostenibile.

L’aria che inspiriamo e che ci dà la vita è un bene pubblico. È di tutti e come tale va trattata. Azoto (78%), ossigeno (20,9%), argon (0,9%), anidride carbonica (0,03%) e altri gas compongono l’aria terrestre. Quindi, anche questi gas devono essere considerati come una proprietà collettiva nell’uso e nell’abuso.

Nella gestione dell’aria e dell’inquinamento, le politiche ecologiche dell’Occidente degli ultimi 50 anni − complice anche la recente e robusta crescita economica nei Paesi in via di sviluppo − hanno avuto successi alterni: nuove regole e sovvenzioni per la riduzione di CO2, spinta verso nuovi vettori energetici, diffusione dell’educazione al rispetto dell’ambiente, scambio di quote di emissione e tanto altro ancora. In questo contesto, la necessità di cambiare strategia è dimostrata da recenti studi sul clima (IPCC Special Report, EASAC, NAS) che non lasciano spazi a interpretazioni: per raggiungere gli obiettivi climatici, non solo dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre le emissioni, ma occorre anche rimuovere attivamente l’anidride carbonica dall’atmosfera. Le principali ricerche indicano che entro la metà del secolo circa 10 miliardi di tonnellate di CO2 dovranno essere rimosse dall’atmosfera ogni anno. Un importante mezzo per perseguire gli obiettivi climatici è l’utilizzo di tecnologie di cattura e stoccaggio di CO2 per le quali ho chiesto al governo cantonale di attivarsi.

Già oggi, in Svizzera, esistono impianti a cattura diretta dell’aria tramite collettori modulari di CO2 che, una volta raccolta, può essere utilizzata come materia prima (fertilizzante o materiale da costruzione) o completamente rimossa dall’aria immagazzinandola in modo permanente.

Limitarsi a parlare di mutamenti climatici senza fare delle proposte concrete serve a poco. Ognuno può dare il proprio contributo e l’ente pubblico deve giocare un ruolo importante ed esemplare. La tecnologia può aiutare e più che mai il clima va aiutato con un approccio nuovo e multidisciplinare.