I dibattiti

Nessuna fuga per le frasche

Silvano Toppi, nel suo editoriale di giovedì, ha graziosamente definito “fuga per le frasche” etica un’iniziativa parlamentare di cui mi sono fatto promotore qualche giorno fa con altre deputate e deputi del Gruppo PPD. L’iniziativa, dopo la bocciatura della legge sul CO2, chiede che il Canton Ticino finanzi comunque dei provvedimenti volti a ridurre significativamente le emissioni di gas serra, nella stessa misura prevista dalla legge sul CO2 (ca. 18.5 milioni di franchi l’anno), ma senza introdurre nuove tasse causali. Toppi non mette ovviamente in discussione i provvedimenti a favore della transizione energetica, ma ritiene eticamente deprecabile che “a pagare sia lo Stato”. Personalmente non ho mai avuto la fortuna di incontrare un tale signor Stato bramoso di pagarmi alcunché. Ogni anno, come tutti, ricevo invece delle garbate richieste di acconto da uffici cantonali e comunali con cui (co-)finanziare scuole, ospedali, attività culturali, servizi di polizia, prestazioni sociali, ecc. Ognuno, a dipendenza della propria situazione, può giudicare il rapporto tra quello che paga in imposte e quello che riceve in servizi, infrastrutture e prestazioni. Il sistema fiscale ticinese è considerato molto sociale, tanto è vero che il 10% più ricco (imponibile dai 100’000 franchi in su) paga il 57% delle imposte sul reddito. Silvano Toppi non mi sembra torturato da preoccupazioni per le sorti (fiscali) dei “poveri” ricchi, per cui fatico a capire la sua critica etica nei confronti della nostra iniziativa. Una possibile spiegazione è che l’iniziativa si concentra sul risultato (finanziare la transizione ecologica), senza pretendere di suscitare sensi di colpa nella popolazione a cui capita talvolta di inquinare. Ogni tanto ho l’impressione che alcuni abbiano un approccio quasi “religioso” all’ecologica e ritengano quindi prioritario inculcare l’idea che chi inquina sia un peccatore da sottoporre a penitenze (finanziarie) per il suo stile di vita ecologicamente dissoluto. Non sono convinto della validità etica di questo approccio, anche perché scarica il peso della “penitenza” soprattutto sulle persone economicamente più fragili. La vendita delle indulgenze era una pratica deplorevole, ma quantomeno il prezzo era fissato secondo le possibilità del peccatore. La transizione ecologica è una sfida alta e nobile: per motivi ambientali, di salute pubblica e di indipendenza energetica. L’importo chiesto dall’iniziativa – che ricalca quello previsto dalla legge sul CO2 – è ampiamente sostenibile per le finanze pubbliche, dato che rappresenta circa lo 0,4% del bilancio cantonale, e non sarà quindi necessario aumentare le imposte (causali o meno). Lo scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry ha scritto: “se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato”. Per la transizione ecologica vale lo stesso principio: invece di tratteggiare scenari apocalittici ed escogitare forme di mortificazione fiscale quasi morbose, suscitiamo e stimoliamo nella popolazione il fascino di un ambiente più pulito dove sia più bello vivere e crescere la propria famiglia. Sono convinto che, anche per la transizione ecologica, la speranza sia un motore più potente della paura.

Leggi anche: