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La digitalizzazione e i suoi costi energetici

La digitalizzazione a tappeto arriva anche in Ticino. L’amministrazione cantonale ha messo in consultazione un avamprogetto sulla sua strategia digitale, su cui i partiti politici sono chiamati ad esprimersi. A quanto pare il progresso corrisponde alla digitalizzazione di tutte le cose, dagli oggetti alla manodopera, alle prestazioni, ai servizi, fino all’essere umano, a cominciare da quei paralitici disposti a fare da cavia per gli esperimenti di Elon Musk. Nessuno però, stranamente, si domanda quanto costi questo progresso digitale in termini energetici. Caricare le batterie di un cellulare costa energia, guardare la tv costa energia, utilizzare un computer costa energia, ricevere segnali da un’antenna costa energia. Ad es., potenziare dal 4 al 5G l’antenna di Capriasca di medie dimensioni, comporta più del raddoppio del suo consumo energetico. Ipotizzandone il funzionamento a regime parziale (50% della sua potenza nominale massima pari a 31,9 kW) il suo consumo energetico è di ca. 140’000 kWh all’anno, ciò che equivale al consumo energetico di ca. 28 economie domestiche. Rispetto alla precedente antenna 4G, l’aumento del consumo di elettricità del suo potenziamento al 5G adattativo è di ben 2,2 volte, in barba al label “Città dell’energia” di questo Comune. La strategia digitale comporta un aumento esponenziale dei consumi energetici ed è in netta contrapposizione con la transizione energetica, con la quale si chiede a tutti di risparmiare energia e di passare alle rinnovabili che, meno impattanti dal profilo ambientale, hanno tuttavia un potere energetico ridotto. Il settore delle telecomunicazioni è estremamente energivoro: si stima che già entro il 2030 il suo consumo di elettricità costituirà il 50% dei consumi energetici globali. Pare però che sia un effetto collaterale sopportabile in nome del “progresso”. Nel frattempo c’è chi soffre di elettrosensibilità, la più diffusa tra le malattie ambientali, magari senza esserne consapevole: stanchezza cronica, apatia, insonnia, acufene, emicrania, difficoltà di concentrazione, sintomi che, insieme ad altri ben più gravi, dovrebbero allarmarci. Fino a un certo punto i nostri corpi sono in grado di assorbire una certa quantità di radiazioni, dopodiché le patologie cominciano a manifestarsi. Se in seguito alla copertura totale del pianeta in termini di telecomunicazione non avremo più zone bianche dove gli elettrosensibili possano rifugiarsi per riprendere le forze, dovremo necessariamente fare i conti con crescenti malattie croniche e col conseguente aumento dei costi della salute, per non parlare di quelli personali legati ai sistemi di schermatura, come la gabbia di Faraday. L’aumento esponenziale di persone elettrosensibili va di pari passo con quello dei consumi energetici legati alla digitalizzazione, ciò che è ben lungi dal potersi definire progresso. Ma, si sa, il profitto viene prima, insieme al controllo sociale e alle limitazioni delle libertà individuali imposte alla popolazione per “salvare il pianeta”.

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