In parlamento è stato sdoganato il mantra del pensiero dominante ultraliberista: “Non dobbiamo indebitare le generazioni future”. Può suonare bene ma dietro a queste parole c’è un preciso disegno per il futuro delle prossime generazioni fatto di tagli al sociale e quindi un futuro ingiusto, in cui il divario tra ricchi e poveri aumenta, l’accesso agli studi, ai ruoli di potere, alle istituzioni diventa sempre più elitario; mentre il precariato, la disoccupazione, l’emigrazione scandiranno la vita della maggior parte della popolazione. Ogni volta che sull’altare del debito pubblico si taglia con politiche di austerità sul servizio pubblico e non si permette la ridistribuzione della ricchezza, si cancella il futuro di tanti giovani, di tante famiglie.
La svolta neoliberista del nostro Cantone si è basata su questi tre punti:
1) La venerazione del meno Stato.
2) Il depotenziamento del parlamento.
3) L’ipermoralità, il discorso di colpa e di violenza contro le classi meno abbienti.
Il Partito Comunista è da sempre contrario al freno al disavanzo: lo Stato non è un’azienda, non esperisce il suo mandato in una corretta gestione corrente bensì deve intervenire massicciamente contro le diseguaglianze generate dal mercato, non deve lasciar indietro una parte della popolazione, deve offrire le condizioni per realizzarsi appieno come essere umano a ogni giovane del nostro Cantone, deve anticipare l’evenienza delle crisi con sufficienti strutture finanziarie, sanitarie, educative, produttive, ovvero il servizio pubblico. Olivier Blanchard, già alla testa dell’Fmi, in un’intervista affermava l’insensatezza delle regole di Maastricht che un po’ supinamente anche il nostro paese ha assimilato. Al posto degli economisti rampanti, preferisco ascoltare la buona massaia, che quando contrae un prestito per costruire la casa di proprietà, non mette in allarme i figli ricordandogli ogni giorno che saranno loro a doverlo ripagare. I figli anzi saranno beneficiari di un patrimonio spendibile in ogni momento della vita. Lo stesso vale per l’ipoteca, anche qui la buona massaia non comincerà ad assumere antidepressivi perché teme possa rivelarsi una spada di Damocle sulla testa della prole, al contrario grazie a questo debito potrà farli studiare. Chi si fa promotore di una politica d’austerità per far rientrare in tempi brevi il debito pubblico non sta sicuramente dalla parte della buona massaia bensì sta con il capitale. Il Partito Comunista rinnova il suo impegno ad arginare l’onda liberista con un’opposizione decisa ma propositiva che sa costruire maggioranze non risparmiando dure critiche e ribadendo con convinzione le rivendicazioni tabù: nazionalizzazioni, pieno impiego, diritto allo studio, maggiori diritti democratici e sindacali, divieto di licenziamento e di delocalizzazione, programmazione economica, laicità e molte altre. Senza i comunisti in parlamento, vengono meno le parole d’ordine radicali per il lavoro, per il servizio pubblico e per la neutralità!