laR+ Confine

In aula per un giro illecito di valuta: tutti assolti

Non luogo a procedere per otto imputati. Gestivano delle finanziarie a Lugano. Ipotizzato il passaggio al confine di una quindicina di milioni di euro

(Ti-Press)
2 luglio 2024
|

Non luogo a procedere per otto imputati, tre dei quali ticinesi, gestori di sei finanziarie di Lugano, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di soldi provenienti da reati tributari (evasione fiscale) e appropriazioni indebite di fondi. Un giro illecito di valuta stimato dalla Procura di Como – sulla base dell'agendina del principale imputato, un comasco di Faloppio, organizzatore del traffico di capitali – a una quindicina di milioni di euro e che transitava attraverso i valichi comasco-ticinesi, nel periodo compreso fra il 2010 e il 2015.

Settecentomila euro la somma sequestrata nel 2015. Soldi che ora debbono essere restituiti. È la sentenza che, pronunciata dal giudice delle udienze preliminari Elisabetta De Benedetto del Tribunale di Como, manda assolti gli ultimi otto imputati di un’inchiesta denominata Scirocco in parte naufragata tra prescrizioni e previsioni negative di condanna. Un’inchiesta che oltre al traffico di valuta aveva fatto emergere un consistente commercio di oro. Venticinque i chilogrammi sequestrati, fra cui 7 a Milano, per i quali un italiano residente a Lugano in un precedente procedimento è stato condannato a 3 anni di reclusione. Inizialmente gli indagati erano 27, fra loro numerosi ‘risparmiatori’ italiani allergici a pagare le tasse, fra cui un procuratore di calciatori di serie A e uno degli uomini più ricchi di Genova, che se la sono cavata pagando salatissime multe. Altri imputati, fra i quali una mezza dozzina di spalloni residenti in Ticino, hanno patteggiato pene nei limiti della sospensione condizionale. Restava da valutare la posizione degli organizzatori del traffico di valuta. Il tempo ha giocato a loro favore, al punto che l’accusa di associazione per delinquere è finita in prescrizione. All’accusa rimane la confisca dell’oro e di sei auto sequestrate ai corrieri di valuta (una con targa ticinese), tutte con un rilevatore di onde radio per scovare le microspie piazzate dalle forze dell’ordine.