Tensioni aziendali (o presunte tali) pubblicamente appianate. Giorgia, Matteo e Andrea Bocelli per la prima serata,. E sul conflitto d'interessi...
L’ironia non manca. Al termine della lunga presentazione del suo secondo Festival da direttore artistico, in un Roof del Teatro Ariston più affollato dello scorso anno, Claudio Baglioni si dichiara «felice di aver potuto parlare di musica, altrimenti parlavo di migranti». Il tempo di superare il gelo e la sala ascolta il dirottatore artistico, già dittatore artistico, definirsi «sagrestano del Festival, quello che tiene a che lo spettacolo sia una messa cantata, e cantata bene, senza interferenze e personalismi, che combatterò», e tutti tirano un respiro di sollievo. Come dopo la consegna di un mazzo di rose rosse a Teresa De Santis, direttore di Rai1. «Per onorare il suo arrivo al timone. E nel timone non c’è nessun sottinteso».
I toni di questa conferenza stampa che apre virtualmente il Festival di Sanremo 2019, li aveva già stemperati il direttore di Rai 1, chiudendo ulteriormente la polemica legata alla Sea Watch che ha occupato le settimane antecedenti la manifestazione ("Fermare 50 migranti? Una farsa", aveva commentato l'artista). «Ho stima del lavoro di Claudio, non ci sono screzi tra noi, siamo avviati verso una sempiterna amicizia». Un Festival sovranista? «Un Festival dell’identità culturale». In risposta all'assenza di ospiti internazionali, il direttore – che regala pillole musicali di una certa competenza – risponde così: «Anche gli artisti italiani sono artisti internazionali».
«Il conflitto interesse è un tema vago» risponde De Santis a chi torna sui rapporti ad ampio raggio di F&P con il direttore artistico e i cantanti in gara. «La produzione culturale in un paese culturale vive anche di contiguità. Nel caso di Baglioni, quando si fa un contratto a un artista vivente è chiaro che ha dei rapporti di conoscenza. Sta alla sua coscienza, molto forte, portare avanti il risultato e la certezza di un prodotto. Un artista con 50 anni di storia non penso voglia buttare alle ortiche un'intera carriera».
«Dopo 68 edizioni è stato visto un po’ di tutto. Il palco non è mai stato così grande, l’orchestra siederà in un golfo mistico». Baglioni annuncia anche «una macchina d'illuminotecnica che non si è mai vista, un palco concepito come una grande onda che si muoverà in tutte le direzioni, con la più grande dotazione di ripresa di sempre».
Musicalmente parlando, le canzoni saranno «una fotografia reale della musica corrente. Abbiamo voluto canzoni dallo spettro molto largo. La parte tradizionale la colmeremo con duetti e tributi. Anche quest'anno mi sono fatto 24 amici e 360 persone che mi vogliono morto. Le giurie e le commissioni sono fallibili, tutti avrebbero avuto il diritto di presentare la propria arte, ma sarebbero serviti dei sottofestival».
«Piuttosto di un gruppetto dell'ultimo momento che passa, fa un francobollo in playback e null'altro...». Meglio restare in casa. Domani sera Andrea e Matteo Bocelli – «Canteremo 'Il mare calmo della sera', il pezzo con il quale vinse Sanremo. E nella sua tonalità...» – Giorgia e il ritorno di Pierfrancesco Savino. Riccardo Cocciante è atteso per la seconda sera.
Ci sarà un ricordo su Genova. Lo conferma, ma senza anticipare nulla, Claudio Bisio. Che scansa ogni domanda legata a quanto di 'politically incorrect' potrebbe succedere («Non parlerò di politica, di buco dell'ozono, nemmeno dei rigori dati alla Juve»). A proposito della sua presenza quale conduttore, l'attore dichiara «Sono stato chiamato in tempi non sospetti. Non mi snaturerò. Se mi avete voluto qui è per essere me stesso, ma con garbo. Sarò diverso dal ‘Saturday Night Live’, senza turpiloquio». Stringata Virginia Raffaele «È un regalo essere qui».
La giuria di qualità sarà presieduta da Mauro Pagani, già direttore musicale del Festival. Con lui Ferzan Özpetek, Camila Raznovich, Claudia Pandofi, Elena Sofia Ricci, Beppe Severgnini, Serena Dandini, Joe Bastianich.