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Scienza a regola d'arte, tra creatività e metodo

Intervista all'artista Marc Bauer, ospite domani al Museo d'arte della Svizzera italiana insieme allo scienziato Luca Gambardella

Marc Bauer, 'Metropolis', 2020
7 luglio 2021
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Ispirazione, creatività: concetti che associamo all’attività artistica, ma da alcuni anni il ciclo di conversazioni ‘La Scienza a regola d’Arte’ – organizzato dalla Fondazione Ibsa e dal Museo d’arte della Svizzera italiana – ci invita a superare certe contrapposizioni. Il settimo appuntamento si terrà domani alle 21 nello Spazio Agorà del Lac di Lugano e avrà come tema, appunto, l’ispirazione e come ospiti Luca Maria Gambardella, già direttore dell’Istituto Dalle Molle di studi sull’Intelligenza artificiale Usi-Supsi, e l’artista svizzero Marc Bauer.

Nato a Ginevra, Marc Bauer vive e lavora tra Berlino e Zurigo. I suoi lavori, su temi quali storia, memoria, mascolinità ed equilibrio di potere, consistono per la maggior parte di disegni in bianco e nero, ma si estendono a film d’animazione, ceramica, pittura a olio e scultura. Il suo lavoro è stato presentato in numerose collettive; recentemente una sua personale all’istituto svizzero di Milano ha fatto discutere: ‘Mi piace Commenta Condividi, A Rhetorical Figure’ traccia i meccanismi e i trucchi retorici della comunicazione digitale partendo dalla comunicazione via Twitter dell’ex ministro dell’interno italiano Matteo Salvini, analizzandone il potenziale politico e di manipolazione.

Marc Bauer, giovedì si parlerà di creatività: che cos’è, la creatività, per un artista?

Penso che la creatività sia un modo di collegare elementi differenti in maniere in cui solitamente non sono, non dovrebbero, essere collegati. Cercare di vedere le cose da una prospettiva differente, cercando strade che non siano quelle percorse finora.

Ma questa è una definizione generale
o è specifica del lavoro artistico?

Questa è la creatività innanzitutto per me, ma penso che il discorso sia simile anche per la scienza. Parlando con Luca Gambardella, credo che i suoi progetti sugli algoritmi che si ispirano al comportamento delle formiche rientrino in questa definizione di creatività: guardare da un altro punto di vista il comportamento delle formiche per arrivare a qualcosa di nuovo e di diverso.

E la creatività potrebbe riguardare anche l’intelligenza artificiale o è caratteristica umana?

Quello che trovo molto stimolante è che le macchine funzionano in maniera molto differente dal cervello umano e forse estendendo le possibilità delle macchine riusciremo a capire meglio come funzioniamo noi esseri umani. Ma è anche stimolante, proprio perché le macchine sono radicalmente diverse da noi e se crediamo possibile che le intelligenze artificiali siano capaci di creare arte, chiederci che tipo di arte potrebbero creare.

Con queste premesse, mi sembra di capire che non sarà un problema incontrare
e dialogare con uno scienziato.

No, per niente. Arte e scienza sembrano molto lontane, ma credo che in realtà siano molto vicine, o almeno che possano avvicinarsi. Anche gli scienziati creano nuovi concetti, nuove rappresentazioni della realtà e del mondo. Abbiamo differenti metodi, usiamo per così dire lenti diverse per guardare il mondo ma alla fine non credo ci siano molte differenze nel lavoro dello scienziato e dell’artista.

La scienza si basa sul metodo sperimentale e su un insieme di regole e procedure.
Anche nell’arte c’è qualcosa di simile
o prevale la libertà?

Anche nell’arte ci sono procedure, metodi se vogliamo. Ma ogni artista si costruisce il proprio metodo, non c’è qualcosa di corrispondente al metodo scientifico che si possa applicare a tutti gli scienziati. Ogni artista deve trovare un proprio linguaggio, un proprio metodo, quindi c’è indubbiamente una certa libertà, ma per creare qualcosa occorrono delle regole, non si crea così dal nulla.

La scienza può essere di aiuto all’arte?

Penso che la scienza possa costituire un’ottima ispirazione, per il lavoro artistico. Anche in passato l’arte è stata spesso ispirata da nuovi sviluppi tecnologici, pensiamo ad esempio agli impressionisti con la fotografia, o al cinema sulle arti visive. È un dialogo continuo.

Mi rendo conto che la domanda sarebbe
più per Gambardella, ma l’arte potrebbe aiutare in qualche maniera la scienza?

Penso che l’arte possa aiutare nel senso di ispirare il lavoro della scienza – perché capace di creare connessioni nuove, alle quali non si era mai pensato prima, e perché forse più libera di sperimentare – o almeno mi piace sperare che sia così.

Nell’invito alla serata troviamo un suo disegno a matita, ispirato da ‘Metropolis’. Perché Fritz Lang?

Penso che questo film di Fritz Lang rappresenti molto bene quello che gli esseri umani pensano dell’intelligenza artificiale e della possibilità che un’intelligenza artificiale diventi una vera persona, desiderando una coscienza umana. Ma la coscienza di un’intelligenza potrebbe essere radicalmente differente dalla nostra e potremmo quindi non riuscire a riconoscerla.

Abbiamo parlato di arte e di scienza, concluderei con la politica con cui entrambe le discipline hanno a che fare. Anche pensando alla sua esposizione all’istituto svizzero di Milano.

L’arte è sempre politica: quando hai a che fare con una rappresentazione devi scegliere che tipo di prospettiva, che tipo di messaggio vuoi dare con questa rappresentazione. Un ritratto è diverso se è di una persona ricca o di una persona povera e anche questa è una scelta politica.
Nel mio lavoro metto sempre in discussione questa rappresentazione, per cambiare come percepiamo la realtà.