Orio Galli, presidente dell'Associazione delle polcom e membro del Gruppo di lavoro: ‘Sulla governance terremo conto delle obiezioni della Regione III’
«Dagli incontri informativi che abbiamo sin qui avuto con gli enti locali, la suddivisione dei compiti tra polizie comunali e Polizia cantonale da noi prospettata è condivisa. Anche dai Comuni del Luganese della Regione III. I quali contestano, questo sì, la nuova governance ipotizzata, in sostanza la gestione ‘politica’ delle loro polizie, gestione che temono di perdere». Orio Galli, vice comandante della Polizia Torre di Redde, è membro, in qualità di presidente dell’Associazione delle polcomunali, del gruppo di lavoro (misto: Cantone-Comuni) denominato ‘Polizia Ticinese’. Designato a suo tempo dal Consiglio di Stato, è coordinato dal segretario generale del Dipartimento delle istituzioni Luca Filippini.
La recente presa di posizione arriva comunque dalla Regione III di polizia: oltre quaranta Comuni, Lugano compreso. La più grande regione di polizia. Non rischia di far saltare il progetto ‘Polizia Ticinese’?
Tengo a precisare che i partecipanti alla serata di martedì e la Conferenza della Regione III non hanno bocciato tutto quanto prodotto dal Gruppo di lavoro ‘Polizia Ticinese’. Peraltro il nostro rapporto non è ancora definitivo: il lavoro del Gruppo ‘Polizia Ticinese’ si articola in un percorso che è ancora lungi dall’essere concluso. Hanno bocciato la proposta di governance, che, vero, non è un aspetto secondario, presentata dal Cantone ai Comuni. Ora, ribadisco, la presa di posizione espressa dalla Conferenza della Regione III nella nota stampa dopo la discussione con i rappresentanti della maggior parte dei Comuni del Luganese non si concentra sull’assetto tecnico o sulla divisione delle mansioni tra polizie comunali e Polizia cantonale. Il comunicato evidenzia la contrarietà appunto alla governance da noi illustrata sulla base di ipotesi emerse durante le precedenti serate informative organizzate dal Gruppo di lavoro. Ipotesi che quest’ultimo non ha però ancora approfondito, tant’è che non figurano nell’attuale rapporto. Stiamo discutendo di possibilità, piuttosto che di soluzioni definitive. Come Gruppo di lavoro il nostro impegno quindi continua e siamo motivati a considerare ogni punto sollevato per arrivare a una proposta che risponda alle esigenze di tutte le parti coinvolte. Di sicuro dovremo tener conto di quanto espresso dalle Regioni di polizia.
Perché avete allora presentato proposte di governance, quando ancora non sono state valutate dal Gruppo di lavoro?
Negli appuntamenti informativi con i Comuni, i funzionari cantonali che fanno parte del Gruppo hanno voluto stimolare un dialogo aperto, franco, e affrontare eventuali preoccupazioni del cittadino. Ciò ha portato i relatori a formulare possibili scenari – possibili, non certi – come potenziali soluzioni a problemi che potrebbero manifestarsi. Questo processo di confronto, unitamente alle osservazioni della Regione III, è importante poiché permette di cogliere aspettative e suggestioni che emergono dal territorio. Questo ci aiuterà a costruire un progetto che non solo sia robusto, ma anche perfettamente adeguato alle realtà locali.
Sta di fatto che il comunicato stampa della Regione III era piuttosto duro...
Guardate, sono anzitutto lieto nell’apprendere che la quasi totalità dei Comuni del Luganese esprima soddisfazione per l’operato delle proprie polizie ed è il dato principale che scaturisce dal recente comunicato. Questo riconoscimento conferma che l’impegno dell’Associazione delle polizie comunali nel valorizzare le stesse, battendosi per un modello sempre più specializzato, sta già producendo risultati concreti. I Comuni, come nostri datori di lavoro, sono contenti del servizio offerto dai rispettivi corpi di polizia e desiderano mantenere le best practices già raggiunte. Il che non solo legittima, ma rafforza la nostra posizione nel dialogo con le istituzioni cantonali, per preservare una governance che si è dimostrata efficace. È essenziale non perdere di vista ciò che già esiste di positivo. Permettetemi tuttavia di insistere su un aspetto.
Prego.
Una chiara suddivisione dei compiti tra polcomunali e Cantonale, per eliminare ridondanze, è un principio accettato anche dai Comuni del Luganese. Come detto, il loro no è alle ipotesi di cambiamento di governance. Che dal loro punto di vista, ma anche dal mio, non si spiega, perché l’attuale governance è già performante. Come Gruppo di lavoro terremo in considerazione questi aspetti nella stesura del rapporto finale. Il messaggio pervenutoci dalla Regione III è chiaro: la vigente governance deve essere riconosciuta e mantenuta. Gli obiettivi da raggiungere sono altri: l’eliminazione delle ridondanze, la specializzazione nella prossimità, l’economia delle forze, il contenimento dei costi. Dobbiamo quindi concentrarci sugli aspetti migliorabili, a beneficio della sicurezza dei cittadini.
Esprimendosi sul comunicato della Regione III, il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi ha sostenuto che la sola alternativa al progetto ‘Polizia Ticinese’ è la creazione di una polizia unica nel cantone?
Credo fermamente nell’importanza del progetto ‘Polizia Ticinese’ e nel lavoro svolto in seno al Gruppo di lavoro dai funzionari del Dipartimento, dai vertici della Polizia cantonale e dai rappresentanti dei Comuni. È comunque imperativo che ogni esigenza emersa venga considerata nel rapporto finale. Agire impulsivamente per adottare soluzioni drastiche potrebbe portarci a non considerare opportunità preziose, alimentando così conflitti anziché una collaborazione proficua tra enti locali e Cantone. È comprensibile l’interesse dei Comuni nel desiderare polizie locali che siano realmente in sintonia con le peculiarità del territorio e dei cittadini. Dobbiamo lavorare insieme per valorizzare questa volontà e costruire un sistema di polizia in Ticino che sia realmente rispondente alle esigenze delle comunità.