Il capo del Dipartimento delle istituzioni critica la bocciatura, ritenendo che questa non faccia altro che avvicinare l’ipotesi della Polizia unica
Un ‘no’ che sorprende e che avvicina l’ipotesi della Polizia unica. Non si sono fatte attendere le reazioni del capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi alla levata di scudi scaturita martedì sera dai quaranta Comuni – e dai rispettivi Corpi di polizia – del Luganese al progetto di riforma della polizia. Sentito dalla Rsi, il consigliere di Stato ha detto infatti di ritenere prematura la presa di posizione del distretto a un documento che ha spiegato essere ancora in una fase intermedia. Il distretto, riunito nella Conferenza regionale delle polizie del Luganese presieduta dalla capadicastero Sicurezza di Lugano Karin Valenzano Rossi, da solo necessita della metà delle risorse finanziarie destinate alle Polcom in tutto il cantone ed è stato valutato come troppo accentratore, senza diminuire la spesa.
Gobbi precisa inoltre che diversi membri della Conferenza siedono nel gruppo di lavoro tecnico che affronta la riforma e che in questo c’è la possibilità di esprimere le critiche. E proprio a tale scopo è stata fatta un’informazione intermedia. La chiusura da parte del Luganese per il direttore del Di è “un po’ come spararsi nei piedi. Proprio perché, se non si ammette che bisogna migliorare ma anche chiarire meglio i ruoli e compiti tra Cantone e Comuni, l’opzione Polizia unica, che non è stata analizzata, diventa ancora più forte. Questo andrebbe quindi contro gli stessi interessi dei Comuni”. Polizia unica che, precisa Gobbi, sarebbe anche la risposta vincente se si volesse mettere l’accento sulla riduzione dei costi.