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‘Viticoltori hobbisti e patentino sanitario, va fatto di più’

Non soddisfatto delle risposte del Consiglio di Stato, Aron Piezzi torna alla carica sul tema con una mozione dove chiede anche una proroga

In sintesi:
  • Per il deputato è necessario individuare una nuova modalità formativa differenziata per l'ottenimento del patentino
  • Senza un cambiamento si rischia l'abbandono di vigneti tradizionali 
‘La formazione deve essere proporzionata al reale lavoro nei vigneti’
(Ti-Press)
20 ottobre 2024
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Per i viticoltori hobbisti, ovvero coloro che hanno un vigneto ma non svolgono questa attività come unica fonte di reddito, bisogna rendere l’ottenimento del patentino fitosanitario meno difficoltoso.

È quanto pensa il deputato liberale radicale Aron Piezzi che, dopo aver interrogato il Consiglio di Stato sul tema e ottenuto risposte che giudica insoddisfacenti, torna alla carica con una mozione che chiede al governo cantonale di attivarsi con le competenti istanze federali, anche attraverso la deputazione ticinese alle Camere federali e coinvolgendo le associazioni di categoria, per cambiare le attuali disposizioni.

Trattamenti: ‘Occorrono una proroga e modalità formative differenziate’

Due le modifiche suggerite: estendere l’entrata in vigore del sistema delle autorizzazioni speciali relative all’utilizzo sostenibile dei prodotti sanitari al 1° gennaio 2028, quindi una proroga di due anni rispetto a quanto previsto al momento, e individuare una nuova modalità formativa per l’ottenimento del patentino da parte dei viticoltori hobbisti differenziata rispetto a chi la svolge come professione. Formazione che secondo Piezzi deve essere proporzionata al loro reale lavoro nei vigneti. “Senza un presa di coscienza che la modalità attuale proposta dal Servizio fitosanitario sia limitante o addirittura controproducente – afferma la mozione – si andrà incontro a una conseguenza inevitabile: l’ulteriore abbandono dei viticoltori hobbisti e dei vigneti tradizionali. Ciò creerà l’impoverimento del nostro territorio, un’irreversibile banalizzazione naturalistica e paesaggistica e la scomparsa di un atto culturale profondamente in simbiosi con la terra”.

Le preoccupazioni

Nella sua risposta all’interrogazione – scrive Piezzi nella mozione – il Consiglio di Stato, pur comprendendo il ruolo impegnativo che svolgono i viticoltori amatoriali nella cura dei vigneti tradizionali, rimanda a regolamenti e ordinanze federali e alle modalità in atto per l’ottenimento del patentino fitosanitario. A preoccupare Piezzi sono in particolare tre aspetti evidenziati dal governo cantonale nella sua risposta. Il primo: l’autorizzazione dovrà essere ottenuta entro il 1° gennaio 2026, “anche se già adesso, per chi non possiede il patentino, non è possibile acquistare determinati prodotti fitosanitari per i trattamenti in vigna”. Il secondo: il corso per ottenere il patentino presuppone una modalità unica: professionisti e hobbisti sono parificati “e non c’è margine di manovra per applicare eventuali semplificazioni per l’attestazione delle competenze e il rilascio del patentino”. Terzo: chi non dispone del patentino può far eseguire i trattamenti fitosanitari da un’altra persona in possesso dell’autorizzazione speciale.

Sono diversi i punti che preoccupano Piezzi. “La tempistica a disposizione per ottenere il patentino è insufficiente, anche se è pur vero che si è al corrente di questa normativa da parecchio tempo. La domanda da porsi però è la seguente: per quale motivo molti viticoltori non ne sono in possesso? Solo per malavoglia o insensibilità ecologica? Suvvia – rimarca il deputato liberale radicale – le cause sono da ricercare altrove, nell’eccessivo e sproporzionato onere per lo svolgimento del corso è una fra di esse”. Secondo il deputato non c’è differenza se a usare un determinato prodotto fitosanitario sia un professionista oppure un hobbista. “Quello che stride è che la richiesta per l’ottenimento dell’autorizzazione sia equivalente per chi possiede e lavora con fatica pochi pergolati di vigna, spesso in territori impervi, curati nel dopo lavoro e per chi, invece, possiede da professionista ettari di vigneti, spesso in pianura”. Insomma, occorrono “soluzioni percorribili, pragmatiche e incentivanti”.