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Docenti scuole comunali e burocrazia, un anno per alleviarla

Il Gran Consiglio ha sostenuto il rapporto di Piezzi (Plr) sulla mozione di Soldati (Udc): ‘I carichi stanno aumentando, il governo li snellisca’

Passi avanti
(Ti-Press)
24 ottobre 2024
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Troppa burocrazia pesa sulle spalle dei docenti delle scuole d’infanzia e delle scuole elementari, e per il Gran Consiglio questo peso va alleggerito per garantire un miglior insegnamento. È passata in sordina la settimana scorsa, tra il pacchetto di riforme per la giustizia e le amenità della “tassa del fallo”, la decisione parlamentare – presa all’unanimità con sei astensioni – di dare un anno di tempo al Consiglio di Stato di allestire un piano di misure concrete e di cambiamenti di legge, regolamenti e direttive, con l’obiettivo appunto di diminuire il carico amministrativo-burocratico di tutti i docenti e professionisti attivi nella scuola d’infanzia e nella scuola elementare.

Il via libera più che massiccio al rapporto commissionale di Aron Piezzi (Plr) è l’ultima tappa di un percorso che nasce da una mozione inoltrata nel marzo dell’anno scorso dalla democentrista Roberta Soldati, mozione che – si ricorda nel rapporto di Piezzi – “sottolinea il presunto forte incremento degli oneri burocratici imposti ai docenti delle scuole d’infanzia (...) e giunge alla conclusione che tutto ciò sottrae tempo prezioso all’insegnamento e alla preparazione delle attività, compromettendo da una parte il piacere dell’insegnamento, dall’altra il grado di soddisfazione del docente”. La richiesta della mozione, va da sé, era quella di snellire il carico burocratico che pesa sui docenti.

La prima – poi si cambierà, come vedremo alla fine – risposta del Consiglio di Stato fu picche. Perché elencati quattro esempi di attività burocratico-amministrative introdotti dal 2015 a seguito del concordato Harmos, mette nero su bianco che si tratta di attività che mirano “a porre allieve e allievi nelle migliori condizioni possibili di apprendimento, cercando al contempo un attivo coinvolgimento delle famiglie e, non da ultimo, favorendo l’indispensabile scambio di informazioni tra gli attori e le attrici scolastici che intervengono nel percorso di apprendimento di allieve e allievi”. Tradotto: un peso sì, ma che ha un senso. Quindi la richiesta del governo al Gran Consiglio era quella di respingere la mozione, assicurandolo di essere già impegnato in una riflessione su come e dove snellire gli eccessi di burocrazia.

Dall’audizione ‘la percezione che sia davvero un problema’

Mentre tutto sembrava veleggiare verso il viale del tramonto, cominciano però le audizioni della Commissione parlamentare ‘Formazione e cultura’. E il salto di vento è di quelli da America’s Cup. Già, perché l’incontro avuto con i rappresentanti della Conferenza dei direttori delle scuole comunali “ha permesso di inserire il discorso sulla burocrazia nel contesto più ampio della scuola dell’obbligo delle sue necessità e problematicità”. In particolare, si legge nel rapporto di Piezzi, è emerso come “la percezione che la burocrazia gravi eccessivamente sulla professione di insegnante sia innegabile; da quando la scuola d’infanzia è diventata scuola dell’obbligo, per avere una coerenza pedagogica si è dotata di un sistema di valutazione formativa dei bambini in uscita in cui si evidenziano capacità e competenze, indubbiamente un onere supplementare, anche se ritenuto utile dai genitori; si potrebbe considerare che l’aumento della burocrazia porti con sé una maggior professionalità, ma ci sono strumenti amministrativi che vanno certamente perfezionati; parte della burocrazia arriva da nuove richieste”. Non solo: “Un altro esempio di onere amministrativo supplementare è legato alla formazione continua: ai docenti viene chiesto di documentarla negli anni, attraverso la redazione di un rapporto quadriennale. Se lavorare sulla formazione continua è essenziale, lo strumento per monitorarla è quantomeno discutibile”. Senza dimenticare che “obiettivamente il lavoro di documentazione e redazione di protocolli è aumentato in termini di quantità”.

‘Già ci sono molte difficoltà, così si peggiora il quadro’

A seguito di questa audizione, i commissari rilevano che “la scuola è confrontata con molteplici difficoltà, se subentrano altre problematicità o obblighi supplementari ben si capisce come il quadro peggiori”. Quindi, il discorso sulla burocrazia a scuola per la commissione ”non deve essere limitato ai docenti titolari, ma esteso anche agli altri professionisti della scuola, che pure sono confrontati con l’aumento delle pratiche amministrative: direttori, docenti speciali, docenti di sostegno pedagogico e gli altri operatori del settore”. Ad esempio, ”non possiamo non citare la logopedia: proprio in un recente rapporto elaborato da un apposito gruppo di lavoro istituito dalla Divisione della scuola, si evidenzia che il primo compito da fare ‘è rendere più snelle le pratiche amministrative dei logopedisti’”. In più, la ‘Formazione e cultura’ ritiene che “nonostante l’atto parlamentare sia focalizzato solo sulla scuola dell’infanzia, sia indispensabile estendere l’attenzione pure alla scuola elementare”.

A corredo di tutto, viene scritto dal relatore del rapporto che “tra i commissari emerge una duplice consapevolezza: da un lato, si ritiene che un certo lavoro amministrativo sia importante per la qualità professionale del docente; dall’altro, c’è la convinzione, sollevata da diversi attori del mondo della scuola, che ci siano oneri burocratici eccessivi e che occorre pertanto rendere più flessibili e semplificate le procedure in atto, limitandosi a ciò che sia strettamente indispensabile”.

E a sostenere il rapporto, in dirittura d’arrivo, è anche il Consiglio di Stato che rivedendo la propria posizione ha dato preavviso positivo al testo di Piezzi.