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‘La settimana lavorativa corta? Difficile da applicare’

Il Consiglio di Stato respinge una mozione di Sirica (Ps) e Noi (Verdi) di allestire un’analisi con salario inalterato nell’Amministrazione cantonale

In sintesi:
  • ‘La selezione di collaboratori e collaboratrici a cui offrire questa agevolazione comporterebbe una discriminazione di trattamento’
  • ‘L’ipotesi di una riduzione del tempo di lavoro, anche solo temporanea a titolo di prova, porta con sé delle conseguenze, con possibili costi aggiuntivi’
Il governo riconosce l’attualità della conciliabilità lavoro-famiglia
(Keystone)
3 giugno 2024
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“La mozione, così come formulata, non può essere accolta. Ciononostante, il Consiglio di Stato continua a seguire da vicino il tema e i dibattiti in corso”. Il governo risponde picche alla mozione presentata dai deputati Fabrizio Sirica (Ps) e Marco Noi (Verdi) ‘Per più vita, migliore produttività, più parità: riduzione dell’orario settimanale di lavoro’. L’atto parlamentare, sul quale deve ora esprimersi il Gran Consiglio, chiede di “far allestire uno studio empirico sulla possibilità di una settimana lavorativa di 32 ore con salario inalterato”. Più precisamente, i mozionanti mirano a “identificare, all’interno dell’Amministrazione cantonale, un numero significativo di dipendenti che potessero, previo loro consenso, prestarsi a questa analisi del loro lavoro”. Un’analisi, si legge nella risposta a Sirica e Noi, volta a “studiare le conseguenze sulla salute, percepita e oggettiva, dei dipendenti, la produttività, le ricadute sulla conciliabilità con il lavoro non retribuito e la conciliabilità lavoro-famiglia e, qualora fosse possibile, determinare infine l’impatto ambientale della proposta”. Non solo. La mozione chiede anche “di stanziare un credito, da inserire nella Legge per l’innovazione economica, per stimolare la partecipazione a questo studio anche da parte di aziende private”.

Disparità di trattamento e costi aggiuntivi

Nonostante il Consiglio di Stato riconosca l’attualità del tema della conciliabilità lavoro-famiglia, sono tre le ragioni principali, che renderebbero problematico applicare quanto richiesto, evidenziate nel rapporto dal governo, “in una struttura particolare e di grandi dimensioni come l’Amministrazione cantonale”.

In primis, illustra l’Esecutivo cantonale, “la selezione di collaboratori e collaboratrici a cui offrire questa agevolazione comporterebbe una discriminazione di trattamento difficilmente sostenibile tra chi è stato prescelto e chi è stato omesso”. In tal senso, viene sottolineato, “risulterebbe difficile spiegare perché una categoria di dipendenti pubblici possa lavorare 32 ore settimanali mentre altri, per ottenere lo stesso risultato, devono chiedere l’autorizzazione per un congedo non pagato”. In seconda istanza, precisa il rapporto, “l’ipotesi di una riduzione del tempo di lavoro, anche solo temporanea a titolo di prova, porta con sé delle conseguenze, con possibili costi aggiuntivi, che possono andare dalla riduzione di una parte del servizio all’assunzione di personale aggiuntivo con statuto temporaneo”. Infine, ricorda il governo, “spesso queste tematiche sono contestualizzate all’interno del processo di trasformazione in atto a livello tecnologico, in particolare con gli sviluppi nei campi della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, che possono interessare alcuni ambiti di attività. Si tratta pertanto di elementi che non possono essere esclusi e che andrebbero approfonditi e considerati”.

‘Apertura a un progetto con Confederazione, altri Cantoni e/o Comuni’

Stando così le cose, il Consiglio di Stato tiene a ogni modo a precisare quanto l’Amministrazione cantonale sia “molto attenta alla flessibilità delle condizioni lavorative e alla conciliabilità tra impegni professionali e personali”. Oltre a diverse modifiche legislative adottate negli ultimi anni, “a partire dall’entrata in vigore della riforma cantonale fiscale e sociale nel 2019, la crescita dell’offerta di prestazioni di accoglienza e lo sviluppo di progetti volti allo sviluppo della conciliabilità famiglia-lavoro è stata molto importante”. A dimostrarlo, secondo il Consiglio di Stato, l’aumento del numero dei posti sussidiati nei nidi, micro-nidi e centri extrascolastici, come pure l’incremento del sussidio a carico del fondo a favore di queste strutture e delle famiglie, nonché la crescita delle misure di politica aziendale a favore delle famiglie.

Pur non accogliendo la richiesta, il governo apre comunque alla valutazione di un “eventuale progetto sperimentale promosso di concerto con la Confederazione e con altri Cantoni e/o Comuni”. In effetti, rileva il Consiglio di Stato, “la portata del tema può interessare più realtà pubbliche. Delle riflessioni che coinvolgono anche altre amministrazioni pubbliche a livello federale, cantonale e comunale sono quindi auspicabili”. Ma anche. “Per quanto concerne le aziende private – scrive il governo – così come per i partner sovvenzionati dall’ente pubblico attraverso mandati o contratti di prestazione, il Consiglio di Stato è disponibile a valutare l’ipotesi di un’eventuale sperimentazione, con il coinvolgimento delle associazioni economiche e degli enti mantello, in forma e modalità da definire, attingendo al fondo creato con la riforma cantonale fiscale e sociale per quanto riguarda i costi di elaborazione del progetto sperimentale e di monitoraggio della sua efficacia, a condizione che non vi siano costi supplementari per lo Stato”.