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Centro dell’integrazione, coinvolte le associazioni locali

La Città ha preso contatto con varie realtà attive nell'ambito della migrazione nel Bellinzonese per sondare l'interesse verso il progetto di un centro

Un corso di lingua a Casa DaRe nella cui sede di Ravecchia potrebbe essere realizzata l’iniziativa
31 dicembre 2024
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Un Centro dell’integrazione dove socializzare e sviluppare il senso di convivenza civile e civica a Bellinzona. È quanto intende realizzare la Città e proprio per questo negli scorsi mesi ha preso contatto con diverse associazioni attive sul territorio nell’ambito dell’integrazione per sondare il loro interesse riguardo al progetto. In primis l’associazione DaRe (Diritto a restare) che si occupa di accoglienza, di persone con un passato migratorio, ma anche di persone locali che vivono in una situazione di difficoltà, e la Cooperativa Baobab, con sede in via Vela 3, due realtà che potrebbero avere un ruolo di primo piano qualora il centro venisse realizzato. Un luogo dove questa iniziativa potrebbe vedere la luce è la vecchia scuola comunale di Ravecchia in via Belsoggiorno 22, un grande edificio di proprietà comunale che non ospita più le classi scolastiche da molti anni, ma che dal 2016 accoglie proprio l’associazione DaRe. Un vecchio e grande stabile, composto da tre piani più una cantina, che necessita però di un importante e oneroso intervento di ristrutturazione. Un edificio che da quest’anno la Città mette a disposizione gratuitamente a DaRe in segno di riconoscimento verso il servizio offerto alle persone in difficoltà presenti sul territorio, migranti ma anche popolazione locale. Utenti che, come ci viene fatto notare dalla direttrice Lara Robbiani, sono in costante aumento: «È segno che la povertà cresce. Riceviamo anche diverse telefonate da parte di svizzeri che chiedono aiuti finanziari che non possiamo dare ma che invito da noi per orientarli verso enti che li possano sostenere», spiega. «Ultimamente abbiamo visite da parte di diverse famiglie nuove, soprattutto rom con molti figli, che necessitano quindi di molti capi di abbigliamento. Inoltre, probabilmente grazie al passaparola, sono aumentati anche gli ucraini».

Un questionario per sondare l’interesse

Proprio per capire il reale interesse degli attori principali attivi in questo ambito, i funzionari degli uffici cittadini preposti, oltre a DaRe e Baobab, hanno incontrato anche altre associazioni che si occupano di integrazione e hanno sottoposto loro un questionario. Il documento, composto da una ventina di domande, permetterà di capire l’interesse, le aspettative e la disponibilità che hanno le varie realtà. Tra i punti veniva toccato infatti quello del coordinamento della struttura: «Da parte nostra abbiamo risposto che preferiamo che venga creata un’équipe ad hoc», spiega Robbiani. «Vediamo di buon occhio il progetto di realizzare un centro in via Belsoggiorno: per noi è interessante perché potremmo offrire ai nostri utenti una struttura aperta cinque giorni alla settimana anziché soltanto uno come avviene attualmente», evidenzia. Secondo la direttrice essere tutti sotto lo stesso tetto porterà benefici dal punto di vista della coordinazione del servizio: «Invece che proporre le stesse attività ognuno potrà concentrarsi su determinati aspetti evitando così doppioni». Capita infatti – ci viene fatto notare – che nella piccola realtà comunale vengano organizzate le stesse attività addirittura nello stesso momento. «Quanto alla gestione degli spazi, noi vedremmo di buon occhio degli spazi comuni e alcuni a disposizione delle associazioni. Non ci piacerebbe però che vi fossero dei locali affittati, ma piuttosto che vi fosse la possibilità di sviluppare dei progetti in comune. La nostra idea è che l’integrazione avvenga insieme e non in maniera separata, questo progetto potrà funzionare se tutte le entità che si occupano di integrazione collaboreranno», osserva Robbiani.

Dalla squadra di calcio alla sartoria sociale

Casa DaRe è conosciuta soprattutto per la distribuzione di abiti, ma l’associazione propone molte altre attività. Oltre ai vestiti distribuisce anche giochi, libri e cibo proveniente da Tavolino magico. Propone un infopoint per le questioni legali, amministrative e di vita pratica, un angolo dei compiti di scuola per bambini e ragazzi, una parrucchiera è disponibile per tagliare i capelli, vi sono poi lezioni di lingua e cultura in tigrino, arabo e farsi (in modo da non perdere le varie culture di provenienza) e chiaramente di italiano, momenti per fare lavoretti e altri eventi puntuali. DaRe ha pure creato una squadra di calcio con l’associazione ucraina ‘Il sole’ che partecipa regolarmente a tornei contro il razzismo, e proprio recentemente ha vinto un trofeo. In vista della settimana contro il razzismo che si terrà in marzo, prosegue inoltre la raccolta di testimonianze per il progetto ‘mettersi nelle scarpe dell’altro’. Una volta raccolte in totale dodici storie di migrazione, l’idea della direttrice è di portare il progetto nelle scuole per poterle fare conoscere agli allievi. In collaborazione con Baobab «abbiamo pensato a un progetto da avviare insieme. Dato che nei loghi delle nostre associazioni è presente un albero, abbiamo pensato di partire da questo». Senza svelare i dettagli di tutto il progetto, l’idea è di realizzare un albero con delle foglie (impronte di mano) su cui scrivere delle parole che hanno ferito. Per il futuro invece potrebbe essere sviluppato un progetto di sartoria sociale: «Mi rendo conto che un grosso bisogno per i migranti è l’inserimento professionale. Se questo progetto dovesse prendere avvio e funzionare, un giorno potrebbero essere creati dei posti di lavoro in quel settore», conclude Robbiani.