Ticino

La responsabilità politica della Polizia torna in mano a Gobbi

Il Consiglio di Stato ha revocato la misura temporanea con la quale l’aveva affidata dopo il caso incidente-alcol a Claudio Zali

11 settembre 2024
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La Polizia cantonale torna sotto la guida politico-amministrativa di Norman Gobbi. Lo ha deciso il Consiglio di Stato dopo aver avuto accesso e visionato l’incarto penale riguardante l’incidente dello scorso 14 novembre sulla A2 in zona Stalvedro, poco dopo la mezzanotte, in cui era rimasto coinvolto il consigliere di Stato leghista direttore del Dipartimento istituzioni. Incarto che si trova ora in Pretura penale davanti alla quale il procuratore generale Andrea Pagani ha rinviato, con atto d’accusa, per l’ipotesi di favoreggiamento, due agenti della Polizia cantonale: il sottufficiale superiore di Gendarmeria di picchetto la sera dei fatti e il capogruppo in servizio quella notte. Decreto di abbandono invece per l’ufficiale della Polizia cantonale che era di picchetto. E nessun procedimento penale è stato aperto nei confronti di Gobbi.

In una nota appena trasmessa alle redazioni il governo afferma “di aver revocato la misura temporanea con la quale aveva affidato la responsabilità politica della Polizia cantonale a Claudio Zali, direttore supplente del Dipartimento delle istituzioni”. La responsabilità politica della Polizia cantonale “è dunque da subito affidata a Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni”. La decisione è stata adottata “dopo aver preso atto della chiusura dell’istruzione penale da parte del Procuratore generale e aver consultato gli atti dell’incarto penale inerente agli avvenimenti dell’incidente stradale che aveva coinvolto il Consigliere di Stato lo scorso anno”. Punto (“Considerata la procedura ancora in corso, non si rilasciano ulteriori dichiarazioni”).

La Pretura penale non ha ancora aggiornato il dibattimento a carico dei due poliziotti. In ogni caso un processo ci sarà. Il troppo tempo (due ore e alcuni minuti) trascorso fra l’incidente e l’alcol test probatorio al quale è stato sottoposto il ministro, dopo che l’apparecchio per il test precursore era risultato ‘non calibrato’, avrebbe dovuto comportare il prelievo del sangue. I due agenti respingono le accuse.

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