Il cittadino tedesco coinvolto nell'incidente avrebbe passato tre notti in Ticino, prima di poter riprendere il viaggio verso la Germania
“La fiducia, quella tra Stato e cittadino, viene messa fortemente in discussione quando si lascia tranquillamente serpeggiare il dubbio che i politici possano godere di trattamenti di favore per sistemare le proprie magagne”. A scriverlo è Fiorenzo Dadò, presidente e deputato del Centro, sull’ultimo numero di Popolo e Libertà nell’editoriale dal titolo “La legge è uguale per tutti?”.
Il riferimento è ovviamente all’incidente autostradale sulla A2 sud-nord all'altezza di Stalvedro che ha coinvolto il consigliere di Stato e direttore del Dipartimento istituzioni (Di) Norman Gobbi la notte tra il 13 e il 14 novembre. Un caso reso pubblico proprio da un’interpellanza dello stesso Dadò e sul quale il Ministero pubblico ha poi aperto un’inchiesta nei confronti di un agente della Polizia cantonale e di ignoti per abuso di autorità e favoreggiamento. Nei confronti dell’agente, lo ricordiamo, il Consiglio di Stato ha avviato un’inchiesta disciplinare.
“Nel caso specifico del misterioso incidente – scrive Dadò –, non si tratta di fare un processo alle intenzioni, ma di esigere a nome dei cittadini ai quali viene chiesto di rispettare le leggi, delle risposte puntuali, con prove e dati precisi, alle domande poste”. Dubbi e domande che restano per ora ancora senza risposta.
Stando a nostre informazioni, l’altra persona coinvolta nell’incidente – il cittadino tedesco, pare di origini tunisine residente a Lipsia, che secondo la versione fornita da Gobbi avrebbe causato l’incidente – sarebbe rimasto in Leventina, in motel ad Ambrì, per tre giorni dopo l’incidente. Un soggiorno per il tempo necessario alla riparazione dell'auto prima di riprendere il viaggio verso la Germania. Un soggiorno a spese sue o a spese di chi? A meno che, come indicherebbero altre voci, non abbia potuto lasciare subito la Svizzera. Se ne dovrebbe sapere di più prossimamente, anche alla luce dell'inchiesta.
Dell'incidente e annessi, come riferito, si parlerà nella prossima seduta del Gran Consiglio, in programma il 15 aprile. L’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio ha infatti riconosciuto il criterio dell’urgenza alle tre interpellanze presentate sul tema, oltre che da Dadò, dai granconsiglieri dell’Mps Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi. Ufficio presidenziale che ha anche ricordato al governo come non abbia la facoltà di “sospendere” i tre atti parlamentari. L’esecutivo potrebbe però decidere di non rispondere o di farlo parzialmente. Ma dovrà farlo in aula, davanti al plenum del Gran Consiglio che a sua volta potrebbe decidere di aprire una discussione generale.