Il governo risponde all'interrogazione di Bourgoin (Verdi) e Savary (Fa), che partiva dal caso del suicidio nel Centro di Cadro del giovane Arash
La situazione legata alla presa a carico dei richiedenti asilo attribuiti al Ticino, e alloggiati nei Centri gestiti su mandato cantonale (ad esempio dalla Croce Rossa), “non è sfuggita di mano”. A dirlo è il Consiglio di Stato, nella risposta alle ventisette domande contenute nell’interrogazione di Samantha Bourgoin (Verdi) e Beppe Savary-Borioli (ForumAlternativo), che chiedeva al governo, partendo dal tragico caso del suicidio del giovane afghano Arash avvenuto al Centro per richiedenti l’asilo di Cadro, “una presa di posizione precisa e dettagliata”. Quesiti che si estendevano poi a tutto il sistema d’asilo ticinese. Una richiesta sottoscritta da altri 18 deputati di varie formazioni politiche che coprono un ampio spettro dell’arco parlamentare (Più Donne, Verdi liberali, Centro, Plr e Udc).
“La competenza in materia di asilo è della Confederazione. Il ruolo dei Cantoni è sussidiario, con un margine di manovra limitato sugli aspetti pratici che spaziano dall’alloggio, alla presa a carico, al sostentamento e ai percorsi d’integrazione”, scrive il Consiglio di Stato, che ricorda anche come non possa riferire “compiutamente” sul caso specifico, per via delle disposizioni in materia di protezione dei dati. In ogni caso, “a seguito dell’avvenimento sono state attivate immediatamente molteplici misure a supporto degli utenti, sia del Centro di Cadro sia degli altri Centri. La sera dell’evento, con il supporto di specialisti e mediatori culturali, tutti gli ospiti sono stati informati di quanto accaduto durante un debriefing (un intervento psicologico-clinico strutturato e di gruppo, ndr)”.
Proprio su alcuni aspetti tecnici si soffermava l’interrogazione che chiedeva, ad esempio, spiegazioni in merito alle segnalazioni secondo cui i richiedenti asilo con fragilità psicologiche vengano aiutati solo con i farmaci. “Le persone accolte all’interno dei Centri per adulti e famiglie o i minori accolti nei foyer vengono presi a carico in modo individualizzato, attraverso una vasta gamma di prestazioni di supporto offerte da specialisti. L’eventuale trattamento farmacologico – ricorda l’esecutivo – è prescritto dal medico psichiatra ed è assunto su base volontaria. Ad oggi nessuno degli ospiti in cura per un disagio psichico è sottoposto a terapia in regime coatto”. Il governo fa anche sapere che attualmente circa il 15% degli ospiti presenti nei Centri per adulti e famiglie – dove mediamente si resta per un periodo di 12 mesi – ha problemi di salute mentale ed è seguito da specialisti.
L’interrogazione portava anche l’esempio del sistema messo in campo per i profughi ucraini. “Un’esperienza positiva” secondo Bourgoin e Savary-Borioli, che il governo potrebbe portare a Berna per chiedere di estendere questa possibilità anche ai rifugiati di un’altra provenienza”. Un’ipotesi scartata dal Consiglio di Stato, che ricorda la differenza tra l’accoglienza dei profughi ucraini che vuole fornire a un ampio numero di persone una protezione temporanea, rispetto alla procedura ordinaria d’asilo che invece “vuole offrire una protezione a lungo termine, da cui deriva la necessità di integrare le persone nel tessuto socio-professionale del cantone in maniera duratura. Gli obiettivi definiti dall’Agenda Integrazione Svizzera nell’ambito dell’asilo ordinario sono molto ambiziosi”. Questi, si legge nella risposta, “possono essere raggiunti unicamente grazie a un primo periodo di accompagnamento intensivo, che viene svolto nei centri d’alloggio collettivo”. Il governo ritiene quindi che l’attuale sistema di integrazione a fasi “risulta essere la soluzione più efficace per un accompagnamento e una presa a carico immediata intensiva e il più possibile individualizzata”.
Nelle risposte si evidenzia anche come il numero di minori non accompagnati attribuiti al Ticino sia aumentato fortemente, sia in percentuale che in valore assoluto. Nel 2021 erano 24, pari al 9% del totale di richiedenti l’asilo. A fine agosto nei foyer per minori gestiti dalla Croce Rossa erano collocati 158 ragazzi e giovani adulti, di cui 113 minorenni. “È stato quindi necessario aumentare il numero di posti nei foyer”. Nuove aperture che hanno un riflesso diretto sui costi. L’importo destinato quest’anno per il mandato per la prima fase d’integrazione è di oltre 20 milioni di franchi. Ai quali si aggiungono le spese dirette sostenute da Croce Rossa (16,3 milioni) per l’erogazione delle prestazioni agli ospiti dei Centri e successivamente rimborsate dal Cantone.
«Mi sembra una presa di posizione un po’ evasiva. Di primo acchito non siamo soddisfatti delle risposte avute dal Consiglio di Stato». Samantha Bourgoin, prima firmataria dell’interrogazione insieme a Savary, non esclude quindi di tornare a trattare la questione. «È un tema complesso e per questo approfondiremo ancora nel dettaglio quanto scritto dal governo». Il problema, secondo Bourgoin, è dato dal fatto che «nella risposta si resta volutamente sul generico, appellandosi al fatto di non poter entrare in casi specifici e personali. È però proprio da questi casi che si riesce a inquadrare la problematica».